"Ho chiamato il numero regionale, mi dicono di stare a casa e se peggioro di chiamare il 118. Ma io sono un medico, boh". Sono le ultime parole di Edoardo Valli, ginecologo romano, prima che il Covid-19 lo strappasse alla vita la notte del 9 aprile, dopo un mese di inspiegabile calvario.
Ricercatore e docente dell'Università Tor Vergata, il professor Valli era molto apprezzato da pazienti e colleghi: la sua carriera era decollata 35 anni fa, subito dopo la laurea cum laude (nel 1982) e la specializzazione in Ginecologia e Ostetricia della Sapienza. Da circa due anni era dirigente medico al Fatebenefratelli dell'isola Tiberina ma, nonostante l'esperienza comprovata sul campo, anche lui si è dovuto arrendere alla malattia. Il ginecologo si era ammalato di ritorno da una settimana bianca in Trentino Alto Adige e, alla data del 9 marzo, aveva comunicato alla clinica Santa Famiglia di Prati, presso cui svolgeva attività di consulenza, i sintomi dell'infenzione. Ma solo dopo 7/8 giorni sarebbe riuscito a sottoporsi al tampone faringeo recandosi personalmente al policlinico di Tor Vergata dove è stato ricoverato a seguito del test. Le sue condizioni sembravano piuttosto stabili fino a quando, il 18 marzo, il suo quadro clinico si è aggravato al punto da richiedere un trasferimento d'emergenza presso il reparto di terapia intensiva del Gemelli, dove è spirato il 9 aprile. Il sospetto, adesso, è che abbia pagato con la vita una leggerezza nei suoi riguardi.
Da ieri, infatti, circola in rete lo screenshot di un post che il ginecologo avrebbe scritto prima di ricevere il responso del tampone in cui traspare una evidente preoccupazione per il suo stato di salute a fronte di una indagine medica presumibilmente ritardataria. "Vedi, fanno il tampone a Zingaretti, Porro e Sileri. - si legge nello scritto editato su Facebook - Io ho la febbre a 38,7 ma ho chiamato il numero regionale e mi dicono che con questi sintomi non è necessario, stai a casa (grazie) e se peggioro di chiamare il 118! Boh, spero che scenda con la Tachipirina ma io già sto sudando ma faccio il medico, boh". Un duro sfogo, probabilmente lo stralcio di una conversazione intrapresa con un amico, che racconta la solitudine dei camici bianchi, abbandonati a sé stessi nella guerra disarmata contro il più spietato dei carnefici. Eroi gettati al fronte come pedine di una scacchiera, vittime sacrificali di una carneficina spietata. L'ennesimo grido d'allarme silenzioso: sono 109 i medici caduti sul campo di battaglia. Ed oggi, Edoardo Valli è proprio tra quelli.
"È stata un'odissea", racconta la moglie prima di ritirarsi nel suo atroce dolore. A mantenerne vivo il ricordo sono amici e colleghi che lo descrivono come una persona "dal cuore d'oro", devoto tanto al lavoro quanto alla famiglia. "Ci ha lasciato dopo un estenuante battaglia contro il Covid.
- racconta al Corriere del Mezzogiorno il professor Orazio Schillaci, rettore dell'Università Tor Vergata - Era stimato e amato da tutti i colleghi in modo trasversale, come nessun altro, non solo per la sua esperienza sul lavoro ma per la sua onestà, umanità e disponibilità. Siamo affranti e increduli, ci stringiamo tutti alla sua famiglia, certi di aver avuto il privilegio di aver condiviso un pezzo di vita con una persona speciale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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