
«Sei un ingrato! Non sei furbo! Senza le armi americane la guerra finiva in due settimane. O firmi l'accordo o noi ci chiamiamo fuori. Stai giocando d'azzardo con la Terza Guerra Mondiale». Donald Trump, visibilmente alterato, col dito puntato contro Volodymyr Zelensky, alza la voce e scrive un nuovo capitolo nella storia della guerra in Ucraina e della diplomazia moderna. Per dire, notizia confermata in serata da fornti amministrative, che gli Stati Uniti stanno valutando di mettere fine a tutte le consegne di aiuti militari all'Ucraina.
Mai era accaduto che uno scambio così duro tra due leader, in teoria alleati, si consumasse davanti alle telecamere e ai taccuini dei cronisti. Ammutoliti. La tensione era palpabile fin dall'arrivo del leader ucraino alla Casa Bianca. Una rapida stretta di mano col presidente Usa, sicuramente meno calorosa di quelle scambiate questa settimana con Emmanuel Macron e Keir Starmer. Trump cercava di alleggerire con una battuta: «Si è vestito bene!», diceva rivolto ai cronisti all'arrivo dell'ospite, che indossava una sorta di divisa paramilitare nera, più elegante del consueto outfit verde oliva. Pesavano le bordate che i due leader si erano scambiati in queste settimane. Pesava un rapporto, quello tra Trump e Zelensky, compromesso già dal 2019, dalla famosa telefonata con la quale l'allora 45esimo presidente avrebbe tentato di barattare gli aiuti militari Usa in cambio di un'inchiesta sugli affari della Famiglia Biden in Ucraina, che gli costò il primo impeachment. E tuttavia, il copione della giornata prevedeva, dopo il faccia a faccia, una conferenza stampa congiunta e la firma dell'accordo sui minerali ucraini, anch'esso fonte di tensioni tra Washington e Kiev, per la mancanza di un esplicito impegno Usa per la sicurezza Ucraina. Anche lo scambio di battute con i cronisti sembravaessersi svolto secondo canoni cordiali. Fino alla scintilla.
A fiancheggiare Trump nel mettere all'angolo il leader ucraino il vicepresidente JD Vance. È stato lui a innescare la rissa verbale, dopo che Trump aveva affermato la sua «terzietà» tra Mosca e Kiev. «Sono nel mezzo. Sono sia per l'Ucraina che per la Russia. Voglio risolvere la questione», aveva detto il presidente, mentre Zelensky, che poco prima aveva definito Putin un «assassino», scuoteva la testa. È lì che Vance è scattato, dopo avere denunciato il fallimento della strategia di Joe Biden: «Ciò che rende l'America un buon Paese è il suo impegno diplomatico? È quello che sta facendo il presidente Trump». Zelensky replicava parlando dell'invasione russa della Crimea del 2014. Di nuovo, interveniva Vance: «È irrispettoso da parte tua venire nello Studio Ovale per discutere di questo di fronte ai media americani. Dovresti ringraziare il presidente per avere cercato di portarti a questa conferenza». Zelensky abbozzava una risposta: «Sei mai stato in Ucraina? Hai visto i problemi che abbiamo? Vieni una volta». Vance incalzava, accusando il leader ucraino di fare «tour propagandistici», di avere problemi di reclutamento per il suo esercito e, di nuovo, di «irriconoscenza». Zelensky tentava di calmare gli animi, ma toccava evidentemente le corde sbagliate. «Tutti hanno problemi, anche voi. Ma avete un bell'oceano e ora non li sentite. Ma in futuro sì». Troppo per Trump. «Non dirci cosa proveremo. Stiamo cercando di risolvere un problema. Stai giocando con la Terza Guerra Mondiale. Quello che stai facendo è molto irrispettoso. Sei nei guai. Non stai vincendo la guerra. Hai una dannata possibilità di uscirne intero, grazie a noi», tuonava il tycoon, mentre Zelensky fissava impietrito uno spazio indefinito davanti a sé. L'incontro che avrebbe dovuto segnare una svolta nel conflitto finiva qui.
L'annuncio ufficiale lo dava Trump con un post su Truth: «Zelensky ha mancato di rispetto agli Stati Uniti d'America nel loro amato Studio Ovale. Può tornare quando sarà pronto per la pace». Poco dopo, il leader ucraino lasciava la Casa Bianca. Annullata anche la firma dell'accordo sui minerali.
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