Il contagio poi l'aggravamento: ​cosa succede dopo sette giorni

Il professor Giorgio Palù ha spiegato cosa significa guarire dal Covid-19 e se un tampone negativo vuol dire che il virus è sparito

Il contagio poi l'aggravamento: ​cosa succede dopo sette giorni

Sono ormai mesi che ci troviamo a parlare di coronavirus, ma ancora ci sono mille domande che creano dubbi e ansia. Giorgio Palù, professore emerito dell'Università di Padova ed ex presidente della Società italiana ed europea di Virologia, in una intervista al Corriere ha voluto rispondere ad alcuni quesiti che ancora arrovellano le nostre menti.

Ecco cosa significa guarire dal coronavirus

Innanzitutto, il professore ha spiegato che guarire dalla Sars-CoV-2 equivale a dire che i sintomi dalla malattia sono scomparsi. Come per esempio la difficoltà a respirare, il mal di gola, l’insufficienza di vari organi e anche la polmonite. Ha tenuto poi a precisare che “si può guarire e rimanere positivi al test molecolare o a quello antigenico che rilevano rispettivamente la reattività a frammenti dell’Rna (il nucleo) del virus o nei confronti di un antigene appartenente alla struttura del virus. Però non è detto che questi frammenti rappresentino particelle virali infettanti". Non vuol dire che un soggetto positivo sia per forza infettivo e che infezione voglia dire malattia. Tutto dipende dalla concentrazione del virus, dall’attività di replicazione e da quanto la persona venga colpita.

Se la carica virale che abbiamo nel nostro organismo è bassa, possiamo non essere contagiosi. Alcuni studiosi hanno valutato quale sia la carica virale minima che si trova nelle secrezioni respiratorie che può trasmettere l’infezione. Palù ha però chiarito che non esiste ancora un test vero e proprio che serva a misurare precisamente la carica di questo specifico coronavirus. Secondo quanto spiegato dal professore, non vi è un tempo definito tra la diminuzione dei sintomi e un tampone con esito negativo. Può infatti variare a causa dell’età , della concentrazione virale e anche dallo stato del sistema immunitario del malato: “Sono stati visti pazienti immunodepressi che per mesi non sono riusciti a liberarsi del virus. Gli anziani possono avere infezioni di maggiore durata perché il loro sistema immunitario è funzionalmente senescente e meno allenato rispetto a quello dei bambini che ricevono tante vaccinazioni e vengono a contatto con diversi virus, tra i quali i normali coronavirus del raffreddore”.

Non è detto che un tampone negativo significhi che il virus ci ha lasciati. Ciò vuol dire che non si trova più nella zona dove è stato effettuato il test, ma potrebbe essere ancora presente in un’altra parte del nostro corpo. Per esempio, se il tampone viene eseguito sulla tonsilla e risulta negativo, il Covid potrebbe essere ancora presente nelle basse vie respiratorie. Palù ha però tenuto a sottolineare che questo non equivale alla capacità di poter ancora trasmettere il virus.

Reinfezione e incubazione

In rari casi si potrebbe anche andare incontro a una reinfezione dopo essere guariti. In alcuni casi è avvenuto e la causa può essere dovuta al fatto che durante la prima infezione il nostro organismo ha prodotto pochi anticorpi in grado di combattere il virus. Ma, “esiste anche la possibilità di essere colpiti da un virus diverso dal precedente. Il Sars-CoV-2 muta meno di altri virus a RnaA (Hiv, Hcv, virus influenzali) ma muta anch’esso”. Una carica virale alta non significa per forza che il soggetto abbia sintomi particolarmente pronunciati. Sono proprio le persone asintomatiche quelle più pericolose e che possono essere dei super diffusori. Per quanto riguarda l’influenza invece, gli infetti trasmettono l’infezione in modo uguale.

L’incubazione media è di 4 giorni e mezzo, ma molto spesso, dopo circa 2 o 3 giorni il virus si è già moltiplicato ed è in grado di trasmettersi. Importantissimo, come ha tenuto a sottolineare il professore, riuscire a combatterlo fin da subito: “È possibile abbia fasi di remissione e poi ricompaia perché il virus ha recettori ubiquitari, vale a dire si aggancia a cellule di diversi organi. Fegato, intestino, cuore, polmoni e altri tessuti.

Dunque se non lo combattiamo subito, una volta che ha conquistato l’organismo, rischiamo la ripresa della malattia con sintomi diversi dalla prima manifestazione. Dobbiamo però ammettere che di questo Sars-CoV-2 sappiamo ancora poco”.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica