Un uomo nudo con la vagina e sei capezzoli che fissa nel vuoto con sguardo accigliato. Donne seminude che sembrano fluttuare su carta con la bocca coperta da una mascherina. Due uomini che si baciano intrecciando le proprie code da sirena. Sono solo alcune delle installazioni che da qualche giorno decorano in maniera sfrontata una delle zone più centrali di Bologna, Via Indipendenza.
È l’ultima trovata delle femministe del gruppo CHEAP, un progetto di public art fondato da 6 donne a Bologna nel 2013. Fin troppo forte alla vista e talmente caotico nel significato che difficilmente se ne riesce a capire il senso. Ad intuire l’obiettivo. L’ennesima provocazione delle femministe bolognesi questa volta esplicita il suo primo obiettivo: la lotta a prescindere.
Il lavoro che comprende 25 poster affissi per tutta la via è stato chiamato “La lotta è Fica” e, come si legge nella presentazione sul sito di CHEAP, avrebbe l’obiettivo di “rappresentare il femminismo intersezionale, antirazzista, body e sex positive”. Ma le artiste si sono spinte oltre e, senza che fosse ben chiaro il filo conduttore tra tutti questi concetti complessi, il collettivo ha spiegato che “nei poster sono rappresentate le lotte femministe che intersecano antirazzismo, sguardo queer sui generi, e dove entrano i corpi delle donne, corpi trans e corpi eccentrici.”
Una mano allungata al mondo delle diversità che ha tutto le carte in regola per sembrare una semplice provocazione di cattivo gusto con l’unico scopo di far parlare di sé senza che vi sia un reale motivo. Sopra le immagini dei corpi deformi alcune frasi d’effetto fanno trapelare il più grande paradosso della campagna di comunicazione. A coprire parte delle gambe dell’uomo con le mammelle la frase: “così è (se mi pare)”. Eppure, chiunque passi dalla loro galleria a cielo aperto non ha avuto la possibilità di scegliere se guardare o meno le immagini di nudo che le street artist hanno affisso per una delle vie più trafficate della città.
Tra i motivi di questa esibizione anche il lockdown, dicono da CHEAP. La quarantena avrebbe, secondo loro, aumentato le diversità di genere a causa delle scuole chiuse che hanno costretto le madri ad abbandonare lavori salariali per occuparsi della famiglia e abbandonato le donne che, dentro la propria casa vengono maltrattate e sono state costrette a rimanere rinchiuse in quel luogo per molto tempo senza poter essere aiutate.
“Se l’intento era di essere “cheap” ci sono sicuramente riusciti”, ci dice Umberto La Morgia, consigliere comunale di Casalecchio di Reno. “Questi manifesti affissi a Bologna sono un’amalgama di slogan populistici sul capitalismo, colonialismo, razzismo e transfemminismo.
Il risultato è trash e in alcuni casi osceno, come il poster dell’uomo nudo con la vagina. Stento a credere che ci siano uomini, donne o persone trangender che si sentano veramente rappresentati da questo tipo di comunicazione”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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