"Fateci lavorare". E' un coro all'unisono quello che si leva tra Monza e Milano dove, proprio in queste ore, è in corso la protesta dei ristoratori brianzoli costretti a chiudere bottega dopo il "confinio" in zona rossa della Regione Lombardia. "Non ce la facciamo più", ripetono mentre si muovono in un "corteo funebre" di contestazione pacifica contro l'ennesima serrata imposta da Conte & Co con il Dpcm del 16 gennaio.
La protesta a Milano
Sfidano la pioggia e il freddo in nome della libertà, e del diritto sacrosanto al lavoro, portando in spalla una bara che, dal cuore di Milano, ha già raggiunto il palazzo della Regione Lombardia. "Siamo stanchi di sentirci raccontare balle", dicono mentre depongono il feretro, avvolto in una tovaglia a quadri rossa, sull'asfalto. Alla protesta partecipano non solo ristoratori ma anche baristi e proprietari di discoteche che, questa mattina all'alba, sono arrivati nella città meneghina scortati da un'auto della polizia. "Abbiamo lasciato libera la corsia d'emergenza e quella di sorpasso - spiega all'ANSA Mauro Meda, imprenditore di Seregno - in modo che potessero passare i mezzi di soccorso e siamo andati a circa 40 km all'ora.Qualcuno arriverà al lavoro dieci minuti in ritardo, così capirà come ci sentiamo noi che non possiamo andare a lavorare".
Il Decreto Ristori 5, quello che verosimilmente dovrebbe essere approvato entro fine mese, prevede indennizzi e bonus per tutte le partite IVA e gli imprenditori in grado di dimostrare di aver subito un calo del fatturato a causa del blocco delle attività determinate dall’emergenza Coronavirus. Ma non bastano i nuovi propositi del governo a sedare l'animo ragionevolmente inquieto dei manifestanti. Tra loro c'è chi attende ancora la cassa integrazione dello scorso anno. "Volevamo dare un segnale - ha aggiunto l'imprenditore seregnino -far notare che siamo qua non per capricci ma perché non possiamo lavorare, perché da ottobre i nostri dipendenti non hanno ricevuto la cassa integrazione".
File di auto in Valsassina
La protesta ha raccolto i rappresentati del settore della ristorazione: dai "paninari ambulanti" ai proprietari di bar e locali della Brianza. Un corte composto da circa 150 autombili è partito questa mattina da Monza muovendosi a passo d'uomo lungo l'arteria stradale che conduce a Milano. "Siamo in Lombardia, precisamente in Brianza, nella patria del lavorare e del far andaà i man, siamo ristoratori, gestori di bar, pub, discoteche e sale da ballo, camerieri, cuochi, pizzaioli e baristi, ambulanti, organizzatori di eventi e operatori di street food, stanchi di come è gestita questa situazione. Molti di noi sono in difficoltà, tantissimi non riapriranno mai più, il tutto comporterà perdita di posti di lavoro con una conseguente crescita della disoccupazione", si legge nella nota diffusa dal gruppo di contestazione brianzolo.
Dallo scorso 26 ottobre, i ristoratori brianzoli sono stati costretti, non solo a chiudere i locali alla clientela, ma anche ad interrompere le attività di asporto e delivery. Una sospesione che ha avuto ripercussioni devastanti sul fatturato. "La situazione è arrivata ad un punto veramente cruciale: siamo in questa situazione da marzo, così non possiamo e non vogliamo andare avanti. Siamo esausti da questa situazione di “apri e chiudi” settimanale, di zona gialla, arancione e rossa.
- spiegano i ristoratori al portale Monza Today -Le nostre attività hanno bisogno di pianificazione e programmazione, non possiamo permetterci di aprire in modo saltuario". Poi concludono con un grido silenzioso: "Siamo stanchi di essere catalogati come untori".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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