Ripartono, anzi, a dire il vero, promettono di partire le riforme della Giustizia, che subito gli eserciti in campo si posizionano. A cominciare da quello dell'Associazione Nazionale dei magistrati, nella persona del suo presidente, Giuseppe Santalucia. Che, ovviamente, ha tutto il diritto di criticare, anche aspramente, il governo e le sue misure, e anche di evocare eventuali scioperi contro le riforme del ministro della Giustizia. Ma già che possa protestare e magari pure proclamare l'agitazione, smentisce l'assunto di partenza dell'Anm: quello secondo cui l'esecutivo sarebbe «illiberale».
Nei regimi politici guidati da governi illiberali (Russia, Turchia) o in corso di diventarlo (Ungheria, Polonia) la magistratura è infatti un braccio armato del regime o del governo: come dimostrano gli oppositori di Putin e di Erdogan, che finiscono regolarmente in galera per corruzione. Scioperi, i magistrati turchi e quelli ungheresi, contro Erdogan o contro Orbán, semplicemente non ne possono promuovere: pena l'immediata cacciata e magari pure la galera.
Santalucia e l'Anm sono poi nel loro pieno diritto di avversare il decreto che limita il controllo della Corte dei conti sul Pnrr: ma anche questo, con un regime illiberale ha poco a che vedere. In Russia e in Ungheria non ci può essere conflitto tra poteri perché le istituzioni indipendenti non esistono, o sono assai deboli, per via dell'eredità dei precedenti regimi comunisti. Semmai, si tratta di uno scontro tra l'autorità dell'esecutivo e quella delle istituzioni terze, che va risolto politicamente, senza che prevalga un potere sull'altro: perché sarebbe anomalo che l'esecutivo soffocasse i magistrati contabili, ma altrettanto preoccupante sarebbe il contrario.
Infine il paralogismo più evidente nella posizione dell'Anm: il governo sarebbe secondo loro illiberale, il che è sinonimo di «autoritario», ma poi i loro strali si rivolgono contro le misure garantiste prospettate: l'eliminazione dell'abuso d'ufficio per gli amministratori pubblici, il limite alle intercettazioni e la riforma della custodia cautelare, che dovrebbe essere decisa da giudici distanti dai pm. Anche qui, siamo lontani da Erdogan e da Putin, nei cui Paesi i magistrati sbattono in galera, senza troppe garanzie, gli oppositori.
Si tratta, appunto, nel caso delle riforme previste da Nordio, di misure garantiste, cioè liberali: che concedono maggiori diritti agli individui, e non minori, contro il potere dello Stato.Ora, è vero che viviamo nell'età degli ossimori, ma un regime illiberale che attua riforme liberali, o un governo autoritario che promuove misure garantiste, ancora non l'abbiamo visto.
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