Così la Chiesa si sta spaccando sul Congresso delle famiglie

Non tutta la Chiesa cattolica ha sposato la kermesse veronese sulla bioetica e sulle necessità delle famiglie, ma la divisione arriva da lontano

Così la Chiesa si sta spaccando sul Congresso delle famiglie

Il Congresso mondiale delle famiglie di Verona sta producendo delle incrinature in seno all'esecutivo gialloverde, ma pure la Chiesa cattolica sta correndo il rischio di apparire divisa al proprio interno. I nodi, quando si tratta di bioetica, non possono che venire al pettine. Se ne sono accorti a palazzo Chigi, dove hanno dovuto assistere a una polemica sulla concessione del patrocinio. Ai grillini di governo "la sostanza" della manifestazione pro life non piace. La stessa "sostanza" su cui si è invece d'accordo il segretario di Stato Pietro Parolin, che ha detto la sua nella giornata di ieri, pur precisando che loro, nel senso di ceto ecclesiastico, sono meno convinti dalle e sulle "modalità".

Vuol dire che in Vaticano, non avendo magari apprezzato i meccanismi procedurali e i toni che precedono l'evento, non intendono prendere le distanze. E per le sigle organizzatrici questa è una buona notizia. Specie in relazione agli attacchi che la due giorni veronese sta subendo in temini mediatici. Ma - come ha fatto notare pure il Giorno - non è arrivato il placet della Conferenza episcopale italiana. Per comprendere il perché della mancata risposta all'appello da parte dei vescovi del Belpaese, bisogna risalire ai tempi del governo presieduto da Matto Renzi.

Da una parte c'erano - e ci sono - sono quei cattolici che certa stampa chiama "tradizionalisti", dall'altra i cosiddetti "cattolici adulti". Una divisione sviluppatasi anche nel corso del dibattito sulla legge Cirinnà, quella che ha legiferato sulle unioni civili. I primi - cioè i conservatori - hanno spesso rimproverato alla Cei di aver taciuto su un provvedimento che continuano a ritenere non accettabile per chi si professa cattolico. I secondi, invece, sono quelli che sulla Cirinnà, intesa come legge, hanno avuto poco, anzi nulla, da obiettare. Persino alcuni presuli sono rimasti di sasso dinanzi al silenzio dell'assemblea vescovile italiana quando le unioni civili sono state approvate.

Poi quella spaccatura è aumentata e i pro life hanno iniziato a cercare sponde tra gli esponenti politici che si sono detti disposti a sposare le loro cause. La Lega di Matteo Salvini - come abbiamo già avuto modo di scrivere - è divenuta un'interlocutrice privilegiata. Ma è stato il centrodestra, nella sua totalità, a ospitare istanze che altrove non hanno più trovato rappresentanza. A Verona ci sarà il ministro dell'Interno e con lui saranno presenti i ministri Fontana e Bussetti, ma tra gli speaker non compare il nome del cardinal Gualtiero Bassetti, che è sempre il presidente della Conferenza episcopale italiana. Dovrebbe presenziare qualche sacerdote, ma questo non è sufficiente a provare la contiguità tra la Chiesa cattolica italiana e la kermesse che si svolgerà nel capoluogo veneto.

Una larga partre della Chiesa cattolica, in sintesi, a Verona non ci andrà.

E questo non può che essere interpretato anche in relazione al nuovo corso, quello impresso non tanto da papa Francesco, che di bioetica parla spesso e in maniera oltranzista (ci si ricorderà di quando il Santo Padre ha equiparato l'aborto a "quello che fa la mafia" o all'"affitto di un sicario"), ma dalle nuove gerarchie ecclesiastiche italiane che - rispetto a quando sul soglio di Pietro era seduto Joseph Ratzinger - usano porre l'accento in modo meno marcato sui macrotemi cari ai pro life. In questa storia, insomma, rileva in parte la politica, ma c'entra soprattutto quello che la Chiesa cattolica era e quello che la Chiesa cattolica - sostengono i "tradizionalisti" - non è più.

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