"In Italia i morti di Covid sono stati sovrastimati": il dato che cambia tutto

In Italia qualcosa non torna nel conteggio della mortalità Covid. Un esperto geriatra ha spiegato cosa è stato sbagliato fin dall'inizio

"In Italia i morti di Covid sono stati sovrastimati": il dato che cambia tutto

Come comunicato da Eurostat, l'eccesso di mortalità in Europa è sceso al +7%, rimanendo stabile tra gennaio e febbraio del 2022. La quarta ondata di mortalità in eccesso si era verificata nell'autunno e inverno del 2021, e aveva raggiunto il picco a novembre (+26%) e dicembre (+23%). Bulgaria (+44%), Romania (+28%), Grecia (+25%), Cipro (+23%) e Croazia (+22%) sono gli Stati Europei con tassi superiori al 20%; mentre Germania, Paesi Bassi (entrambi -2%) e Belgio (-0,3%) hanno registrato una mortalità al di sotto della linea base. L'Ue ha registrato i precedenti picchi di decessi nell’aprile 2020 (+25%), novembre 2020 (+40%) e aprile 2021 (+21%).

L’Istat insieme all’Iss, l’Istituto superiore di sanità, ha redatto una analisi andando a studiare le cause dei decessi partendo proprio dalle certificazioni compilate dai medici. Per il momento lo studio arriva fino a febbraio 2022. Come riportato dal Corriere, Graziano Onder, geriatra dell’Iss, ha spiegato che su dieci certificati, sono nove quelli che “attribuiscono al virus la causa direttamente responsabile del decesso”. Mentre solo in un caso su dieci la causa è attribuibile ad altro, come per esempio patologie del sistema circolatorio o tumori. Per età, geografia e patologie, la raccolta di certificazioni stilata dall’Iss rappresenta a sufficienza le morti Covid. Onder ha poi aggiunto che, se si va a confrontare il dato italiano con quello europeo, si arriva ad avere una sovrastima di circa il 10% di morti Covid. Se consideriamo che da inizio pandemia abbiamo appena raggiunto le 161.336 vittime, registrate dal sistema di sorveglianza del ministero della Salute basandosi sui dati forniti dalle varie Regioni, sono circa 16mila i decessi che sarebbero avvenuti 'con' il Covid e non 'per' il Covid.

La decisione dell'Oms

Per questo motivo L’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, ha deciso di riconoscere come unico metodo davvero attendibile il calcolo dell’eccesso di mortalità rispetto ai 4-5 anni precedenti alla pandemia, e quindi al 2020. In questo modo viene data “una fotografia più attendibile dell’impatto del Covid sulla mortalità perché ogni Paese li ha calcolati come ha creduto, il Regno Unito ad esempio ha escluso dal conteggio delle morti Covid quelle avvenute dopo 28 giorni dal contagio, noi invece ricomprendiamo tutti”, ha precisato l’esperto. Utilizzando questo metodo di calcolo, ovvero confrontando l’eccesso di mortalità del 2020 e del 2021 con quello dei 4-5 anni precedenti, l’Italia risulta aver avuto molti più morti rispetto al numero di quelli dei Paesi nordici, molti più della Germania, più o meno gli stessi della Francia, molti meno rispetto a quelli della maggior parte dei Paesi dell’Est Europa, primo fra tutti la Polonia, e del Belgio, se confrontiamo l’eccesso di mortalità del 2020 e del 2021 rispetto agli anni precedenti.

Cosa non torna

Lo scorso settembre la campagna vaccinale era già ben avviata e almeno 40 milioni di cittadini italiani avevano ricevuto la prima dose di vaccino anti-Covid, e le Regioni avevano registrato dall’inizio della pandemia 129.290 morti Covid. Questo vuol dire che il nostro Paese ha aggiunto poco meno di 32mila decessi al conteggio reale. L’Italia finisce così al 12esimo posto in Europa per decessi Covid calcolati per milioni di abitanti, ma si trova invece al sesto posto nella classifica di immunità vaccinale della popolazione con quasi l’80% di soggetti che ha ricevuto almeno una dose di vaccino. La classifica dei morti e quella di immunità vaccinale non hanno però senso se messe in relazione l’una con l’altra, “perché il calcolo di morti Covid per abitanti non è un parametro attendibile”, ha spiegato Onder.

Tante le variabili

Come sottolineato dal geriatra, ci sono vari elementi ritenuti importanti, come quelli culturali, dove il clima influisce sulla socialità delle persone, ed ecco perché in Paesi dove le temperature sono più miti, come Spagna e Italia, ci sono stati più casi rispetto ai Paesi del Nord dove la gente è meno conviviale. Importante anche il sistema sanitario, e in particolare il numero di posti letti disponibili nei reparti di terapia intensiva, dove la Germania spicca rispetto ad altre Nazioni. Infine da tenere conto è anche l’età media della popolazione. Il nostro non è un Paese di giovani anzi, risulta essere il secondo Paese più vecchio al mondo, secondo solo al Giappone.

Solo recentemente, come ha tenuto a ricordare il professore, i trattamenti farmacologici hanno avuto un salto di qualità. Nel mondo la pandemia ha provocato mezzo miliardo di contagi e 6,2 milioni di morti. In Italia, dove la variante Omicron è dominante al 100%, ci sono stati ieri 64.951 nuovi casi e 149 morti.

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