Covid, tamponi e lockdown: "Questo errore può falsare tutto"

La rivelazione choc sui test in Italia: "Vengono fatti male". L'Iss pubblicò una guida errata: "Si stavano sputtanando"

Covid, tamponi e lockdown: "Questo errore può falsare tutto"

Immaginatevi una palla di neve che inizia a cadere dalla cima di una montagna, rotola, rotola, rotola, e mentre scende a valle si ingrossa sempre più diventando valanga. Ecco. La gestione della pandemia in Italia ha una sua palla di neve che forse si è trasformata in tragedia, inficiando tutto ciò che oggi consideriamo un dogma: i parametri per decidere le chiusure, le zone gialle-arancioni-rosse, il tracciamento dei contagi, la lotta alla Covid. E se fosse tutto macchiato da un errore a monte?

Ormai da mesi molti scienziati non fanno che ripetere: prima del vaccino, la vera arma per frenare l’avanzata del virus sono i tamponi. Lo dimostra il caso di Madrid (leggi qui): più se ne fanno, più si interrompono le catene di trasmissione e meno lockdown bisogna imporre. In Italia invece di problemi sui test ne abbiamo avuti a bizzeffe: all’inizio il ministero della Salute vietava di farli a chi non era stato in Cina, poi sono mancati i reagenti, infine abbiamo tentennato sull’implementazione dei test rapidi. Inoltre il tracciamento è saltato sia durante la prima che nella seconda e terza ondata. Insomma: un mezzo disastro, cui oggi si aggiunge un altro inquietante tassello.

A parlare col Giornale.it, sotto garanzia di anonimato, è un esperto otorinolaringoiatra. “In Italia - dice - ancora oggi i tamponi si fanno mediamente male. È una discussione che va avanti da diversi mesi. Vedo foto e riprese televisive in cui il bastoncino viene infilato nel naso nelle direzioni più disparate”. Direte: cosa cambia? Molto, se non tutto. “Realizzare maldestramente il tampone può inficiare la validità del test: se non vado a cercarlo nella sede corretta, cioè il rinofaringe, potrei anche non trovarlo”. In questo modo il referto segnerà un falso negativo, che così continuerà tranquillamente a girare, a infettare i parenti e ad alza la curva dei contagi. Costringendo il Paese ad un perenne isolamento.

Di chi è la colpa? Più che un imputato, vanno cercate diverse responsabilità. Primo fattore: per essere sicuri, i tamponi andrebbero affidati ad otorinolaringoiatri che sanno esattamente come far scendere il bastoncino lungo il pavimento nasale. “Di solito - spiega invece la fonte - vengono incaricati infermieri, magari neppure i migliori, ritenendo erroneamente si tratti di una manovra semplice. E pensare che alcuni non distinguono neppure il tampone per l’orofaringe da quello per il rinofaringe”. Secondo fattore: la poca formazione. “Non va bene se a dare generiche indicazioni sono un altro infermiere o un tecnico di laboratorio, serve un otorinolaringoiatra”. In fondo, spiega la fonte, “basterebbe organizzare delle lezioni apposite, anche solo di un’ora”. Sul sito dell’Iss si trovano tanti corsi (Fad) realizzati in questo ultimo anno, ma nessuno sembra essere interamente dedicato all’esecuzione dei test (come si trovano invece da altri promotori). Terzo problema: il pastrocchio prodotto dall’Iss tra marzo, aprile e maggio. I nostri lettori sanno di cosa parliamo (leggi qui): non solo il Report dell’Istituto su “come” fare i tamponi per diversi giorni ha fornito indicazioni del tutto sballate, ma citava (e tuttora cita) scienziati che non hanno mai fatto parte del gruppo di studio. Vedi Andrea Crisanti. “Se si realizza un documento per spiegare come eseguire i test - dice la fonte - non si può non interpellare neppure un otorinolaringoiatra, come purtroppo è stato fatto. Ma soprattutto deve essere preciso”.

E invece il primo rapporto dell’Iss, datato 4 aprile, “gridava vendetta”. A quanto risulta al Giornale.it diversi professionisti hanno fatto notare all’Istituto che “si stava sputtanando” perché “non faceva chiarezza”. Anzi: dava proprio indicazioni errate, suggerendo di puntare il bastoncino verso l’alto anziché al rinofaringe. Per fortuna qualcuno se ne è accordo ed ha suggerito alcune modifiche. In due soli mesi l’Istituto ha prodotto ben due revisioni, una sorta di record, ma il “danno” ormai era fatto. Quanti hanno imparato a fare i tamponi con la guida errata? E quanti ancora oggi si richiamano a quel documento? Certo, finalmente è stato tolto dalla sito ufficiale (anche se è rimasto online per diversi giorni), ma ancora oggi alcuni dossier dell’Iss pubblicati prima del 17 aprile continuano a far riferimento alla guida fallata. “L’Iss è l’Istituto di riferimento cui ci si rivolge per sapere come fare determinate cose - fa notare, rammaricata, la fonte - e invece pure loro avevano sbagliato tutto”. Questione non di poco conto, soprattutto se in palio c’è la corretta mappatura dell’epidemia. “La gestione dell’Iss è stata deficitaria. Questi Istituti sono costituiti da burocrati nel vero senso della parola.

A loro non importa cosa inseriscono nei documenti, si assicurano solo risulti che loro qualcosa l’hanno fatto”. Anche se è sbagliato e rischia di inficiare la validità dei test. Trasformando la palla di neve in valanga.

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