Crisi, il 63% dei cittadini teme la rabbia sociale

Dal sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera è emerso che per due cittadini su tre i sentimenti di rabbia e di divisione ostacoleranno il superamento della crisi innescata dalla pandemia

La protesta dei negozianti del centro di Roma. (La Presse)
La protesta dei negozianti del centro di Roma. (La Presse)

In questi tre mesi di emergenza sanitaria, "andrà tutto bene" è stata una delle frasi più usate per incoraggiare gli italiani. Ma, parte la sterile retorica che infarcisce questa affermazione, che ci sono tantissimi dubbi sul fatto che possa andare davvero tutto bene nel nostro Paese. Innanzitutto perché in Italia si contano oltre 30mila morti a causa del coronavirus. Persone decedute che non torneranno più ad abbracciare i loro cari. Poi già si stanno avvertendo i primi gravi segni della crisi economica provocata dalla pandemia.

Per affrontare l’emergenza difficilmente si potrà contare sullo spirito di coesione che ha caratterizzato i primi mesi del nuovo anno. Il timore diffuso è che l’immediato futuro possa essere segnato da atteggiamenti di ben altro segno. Le opinioni degli italiani su come i cittadini hanno reagito agli effetti del coronavirus non sono univoche, a partire dal giudizio sul rispetto dei provvedimenti adottati dalle autorità.

Dai risultai di un sondaggio Ipsos realizzato per il Corriere della Sera emerge che il 49% degli intervistati ritiene ci siano state troppe violazioni e la maggioranza dei cittadini non abbia capito l'importanza di rispettare le direttive. Il 39%, invece, ha un parere opposto ed è convinto che gran parte degli italiani abbia dato prova di grande senso civico e rispetto delle regole. Inoltre, gli stessi sono conviti che l'attenzione che i media hanno dedicato alle violazioni delle norme ha modificato la percezione delle irregolarità nell’opinione pubblica. Quando gli intervistati pensano alle persone vicine, come parenti, amici e conoscenti, a prevalere sono le valutazioni positive. In questo caso il 52% è del parere che le persone che si frequentano abbiano rispettato le regole per senso di responsabilità in quanto avevano maturato la consapevolezza che dai propri comportamenti dipendeva la sicurezza degli altri.

La fase più acuta dell’emergenza sanitaria sembra essere passata ma oggi permangono dubbi su come cambieranno le relazioni quando si tornerà alla completa normalità. Per il 38% degli intervistati i legami tra le persone si rafforzeranno e saranno improntati ad una nuova fiducia. Numeri piuttosto simili per quanti, e sono il 36%, paventano il rischio che dopo un lungo periodo di distanziamento sociale la fiducia negli altri si affievolisca. Le opinioni si dividono in maniera netta se si deve dare un giudizio sullo spirito di coesione manifestato da cittadini e dalle istituzioni nelle fasi più critiche dell'emergenza. Per il 44% la pandemia ha risvegliato il senso civico degli italiani mentre il 42% è convinto che si sia enfatizzato eccessivamente questo aspetto.

Ma sul futuro gli italiani sono pessimisti. Solo il 22% , infatti, si aspetta che lo spirito di unità sarà forte e continuerà anche nei prossimi mesi mentre quasi due su tre (63%) sono convinti che presto tutto tornerà come prima e che i sentimenti di rabbia e di divisione ostacoleranno il superamento della crisi innescata dalla pandemia. Inoltre, per il 58% degli intervistati vi è il timore è che di fronte a una crisi economica prolungata prevarranno sentimenti che porteranno ad una maggior chiusura verso gli altri. In entrambi i casi il pessimismo prevale tra tutti i segmenti sociali, indipendentemente dalle caratteristiche anagrafiche e dall'orientamento politico. I pensieri più negativi si registrano tra le persone più esposte alle conseguenze della crisi economica. Ciò evidenzia come ci sia una frattura tra i ceti garantiti e quelli con poche certezze come giovani, lavoratori autonomi, precari.

In Italia la rabbia per le difficoltà economiche stanno aumentando. Dallo stesso sondaggio emerge che i sintomi di questo rancore già esistono.

Il 35%, infatti, si dichiara più arrabbiato rispetto a prima della pandemia, contro il 12% che si dichiara meno arrabbiato. Ora tocca al governo dare risposte ai cittadini perché senza un valido progetto per il rilancio del Paese la situazione è destinata a peggiorare. E ciò vanificherà gli sforzi fatti sino ad ora.

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