La crisi ammazza ancora Imprenditore si uccide: angosciato da Equitalia

Un imprenditore di 52anni si è lanciato nel vuoto dal balcone del suo appartamento in via Cilea, nel quartiere Vomero a Napoli

La crisi ammazza ancora Imprenditore si uccide: angosciato da Equitalia

Un altro suicidio. Ormai è uno stillicidio continuo. La crisi ammazza ancora. E il fisco strangola imprenditori, artigiani, liberi professionisti strozzati dall'ondata delle nuove tasse varate dal governo Monti.

Non saremo arrivati ai livelli della Grecia (ferma a quota 1725 persone che si sono tolte la vita), ma la lista dei suicidi si allunga costantemente. L'ultima tragedia ha colpito un imprenditore di 52anni che si è ucciso lanciandosi nel vuoto dal balcone del suo appartamento in via Cilea, nel quartiere Vomero a Napoli.

Lunedì scorso l'uomo aveva già tentato di farla finita. Salutata la moglie, era rientrato a Posillipo, dove aveva scavalcato la ringhiera di protezione e si era avvicinato a uno strapiombo di 50 metri di altezza. La moglie, che aveva forse intuito le sue intenzioni, aveva avvertito la polizia, che lo aveva localizzato attraverso le celle della rete telefonica. Gli agenti lo avevano trovato con gli occhi chiusi e il corpo semisospeso nel vuoto e lo hanno salvato. 

L'imprenditore aveva spiegato che la ragione del gesto risiedeva nell'angoscia per le cartelle di Equitalia dalle quali era gravato. Oggi ci ha riprovato. E purtroppo questa volta non c'è stato nessuno a salvarlo. L'uomo era un agente immobiliare, era sposato e aveva due figli di 14 e 9 anni.

Interrogata dopo la tragedia, la moglie dell’imprenditore avrebbe riferito agli investigatori che il marito non aveva debiti e non aveva in sospeso cartelle esattoriali che lo preoccupassero. La donna, insegnante, non sa darsi spiegazioni sull’assurdo gesto del marito e ha riferito agli investigatori che la sua famiglia "non ha problemi economici".

Prima di lui, a Bosa, in provincia di Oristano, Giovanni Nurchi, artigiano edile 52enne, si era tolto la vita, lasciando moglie e tre figli. L'uomo aveva perso il lavoro e non riusciva a mantenere la famiglia. Il 20 aprile scorso Due giorni fa è uscito di casa, disperato, ed è stato trovato due giorni dopo dal cognato, nel suo magazzino, appeso con una corda al collo. Ai suoi piedi aveva lasciato un appunto: "Scusatemi, ma forse non è solo colpa mia".

Come se non bastasse, una signora, lodigiana di 55 anni, ha tentato il suicidio, tuffandosi nell'Adda a Pizzighettone (Cremona). Per fortuna, Carlo Musti, assistente della polstrada di Pizzighettone, l'ha salvata. Alla base del gesto estremo c'era una situazione economica disperata. "Non riesco a pagare la multa, siamo senza soldi e ci stanno tagliando le utenze", aveva detto poco prima in caserma alla polizia stradale, dove si era recata con il marito a protestare per una contravvenzione.

La donna era andata con il marito dalla polizia che il giorno prima gli aveva elevato una contravvenzione perché alla guida di un furgone sprovvisto di tagliando assicurativo.

I due avevano nel frattempo provveduto a pagare l’assicurazione e volevano ritirare il mezzo. Ma è stato loro spiegato che non era possibile, se non avessero pagato la sanzione di 200 euro. E così in preda alla disperazione, ha tentato di togliersi la vita.

 

 

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