La Procura scrive la parola fine sul caso della domus crollata a Pompei a gennaio scorso. Non ci fu alcuna responsabilità da parte di tecnici, addetti e operatori: se vi fu un crollo nella Casa del Pressorio, fu colpa del “naturale deperimento” dei materiali.
In una stringata nota stampa, i magistrati della Procura in seno al tribunale di Torre Annunziata spiegano di aver presentato la richiesta di archiviazione per l’inchiesta partita a seguito del crollo segnalato il 27 gennaio scorso. Perché, dopo aver compiuto alcuni accertamenti tecnici, s’è scoperto che il crollo non è imputabile all’attività (o alla manomissione) dell’uomo. Ma che tutto è accaduto per cause naturali.
Il crollo in questione ha interessato una porzione non affrescata dell’altro della Casa del Pressorio, ampio circa 1,5 metri quadri che sorge nei pressi della Casa del Citarista. E adesso la decisione dei magistrati fa rizelare lo scontro, feroce, con i sindacati.
La Confsal Unsa ha lanciato un duro attacco: “Inaccettabile che si parli a sproposito di organizzazioni sindacali e lavoratori mettendone in discussione la correttezza e il rispetto per il loro lavoro, attraverso dichiarazioni totalmente prive di ogni fondamento che assumono il sapore di mere illazioni al solo scopo di screditare l’immagine delle organizzazioni sindacali e dei lavoratori degli Scavi di Pompei”.
E poi: “La conclusione della Procura riabilita dunque i sindacati e i lavoratori dalle illazioni espresse nei loro confronti e “dà una giusta risposta – ha continuato Pepe - a chi parlava a vanvera con l’intento di mascherare le vere ragioni che hanno provocato l’ennesimo crollo: incuria e negligenza, proprio nel mentre si magnificavano i grandi interventi di restauro all’interno dell’area archeologica di Pompei”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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