L'agguato tra coltellate e stupro: "Cosa c'è dietro questa crudeltà"

Secondo il dottor Stefano Callipo, la coppia aggredita a Reggio Emilia dai cinque nordafricani avrà bisogno di un supporto di carattere psicoterapeutico specifico. Per la donna potrebbero rimanere cicatrici per sempre

L'agguato tra coltellate e stupro: "Cosa c'è dietro questa crudeltà"

Lesioni aggravate, sequestro di persona, violenza privata e violenza sessuale. Sono queste le accuse alle quali dovranno rispondere cinque nordafricani, tra i quali una donna, che il 2 novembre scorso a Reggio Emilia hanno aggredito una coppia di marocchini. Questi ultimi erano a bordo della loro vettura quando, all’improvviso, sono stati bloccati da due scooter con a bordo gli aggressori. Contro le vittime calci, pugni e anche coltellate. L’uomo, un 34enne, è stato abbandonato sul ciglio della strada in una pozza di sangue, mentre la donna di 37 anni, è stata trascinata in un casolare posto nelle vicinanze e stuprata alla presenza della complice dei criminali. A salvare la coppia è stato un passante che, avvertendo le grida provenienti dall’edificio, ha avvisato i carabinieri. Salvati i due marocchini, sono scattate le manette per gli aggressori e avviate le indagini. Pare che le vittime conoscessero i criminali. Una violenza inaudita che ha scosso l’opinione pubblica. Ne abbiamo parlato con il dottor Stefano Callipo, presidente dell’osservatorio nazionale violenza e suicidio.

Perché così tanta violenza?
"Parliamo di extracomunitari, gente che proviene da una realtà diversa dalla nostra. Non è chiaro se quello che è avvenuto sia stato un regolamento di conti o meno e quindi un agguato vero e proprio. Ma ciò che ci lascia allibiti è la crudeltà con la quale gli aggressori sono riusciti a porre in essere questi gesti atroci. Si tratta di dinamiche che ci fanno capire di essere di fronte a persone pericolose e prive di qualsiasi forma empatica, uomini capaci di manifestare un’aggressività forte. I loro non sono stati atti impulsivi, di raptus, si tratta di gente che ha deciso lucidamente di porre in essere azioni criminali. Il loro profilo è compatibile con persone che possono aver già commesso fatti del genere".

Perché gli aggressori non si sono fermati all’accoltellamento ma sono andati avanti abusando anche della donna? Non era già abbastanza aver ferito le vittime?
"Il gesto di crudeltà non si era esaurito. Per loro continuare con la violenza sessuale sulla donna è stato come porre in essere uno sfregio di carattere psicologico oltre che fisico. Nel caso si fosse trattato di un regolamento di conti nei confronti del 34enne, quello della violenza sarebbe anche un gesto simbolico. Sono persone che sapevano benissimo quello che stavano facendo".

Allo stupro della donna ha assistito anche la complice dei nordafricani, possibile che nemmeno in questo caso ci sia un minimo di solidarietà femminile?
"La complice, in quanto tale, sa benissimo quali sono i tipi di condotta di questi uomini quando pongono in essere una crudeltà del genere. Certo che assistere a un’azione così violenta l’avrebbe potuta mettere anche in una condizione di fuga. Ma il contesto di complicità molto probabilmente non glielo permetteva".

Crede ci sia un nesso fra il crimine efferato e l’origine culturale degli aggressori?
"Assolutamente sì, ma non per questo giustificabili. Sono persone abituate a vivere una realtà diversa dalla nostra. Per loro entrare nella galera italiana non sarebbe uno stravolgimento di vita. Alcuni potrebbero non avere nulla da perdere. Se la donna urlando non avesse attirato le attenzioni del passante cosa sarebbe accaduto? L’avrebbero uccisa? Fin dove sarebbero arrivati? Come un branco di belve feroci stavano scarnificando una vittima. La complicità fra i carnefici ci lascia ipotizzare che non sia stata questa la loro prima azione violenta. Quello che si teme adesso è che queste persone non paghino la pena come a volte è accaduto per casi simili".

Quali saranno adesso le conseguenze a livello psicologico per la coppia, ma soprattutto per la donna?
"Le conseguenze possono essere devastanti per entrambi.

La donna necessiterebbe uno specifico percorso psicoterapeutico, che possa permetterle di riappropriarsi di una condizione sufficientemente adattiva e di un buon equilibrio. Ma sarà un cammino molto lungo. Purtroppo è probabile che la donna possa essere segnata a vita".

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