Andrea Crisanti è tra i medici che si sono maggiormente esposti nel nostro Paese in merito all'epidemia di coronavirus. Il direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova, nonchè docente di Microbiologia, nelle scorse ore è stato ospite di Corrado Formigli a Piazzapulita, il programma di approfondimento politico e di attualità del giovedì sera su La7. L'esperto, tra i meno ottimisti dei sui colleghi, ha affrontato molti temi legati alla pandemia e le sue osservazioni non sono passate inosservate, soprattutto per quanto riguarda il ritorno alla normalità, che si fa sempre più distante.
Tra gli argomenti toccati da Andrea Crisanti c'è il fenomento delle varianti, soprattutto quella inglese, che attualmente è quella maggiormente diffusa nel nostro Paese. "Vanno viste come un fenomeno naturale. La maggior parte sono innocue, alcune volte però possono esserci cambiamenti diversi. E il virus può, ad esempio, diffondersi più velocemente", ha spiegato il microbiologo, soffermandosi proprio sul caso della variante inglese: "Ci preoccupa soprattutto per quanto riguarda l’immunità di gregge: alza la soglia dal 70 al 75/80%. Mentre non abbiamo prove sul fatto che uccida di più". A Piazzapulita, Crisanti ha parlato anche dell'attuale situazione epidemica, sottolineando che "il numero dei contagi è influenzato da come li misuriamo", e che pertanto l'impiego dei tamponi rapidi sta "creando un effetto apparente". Tuttavia, quel che è innegabile è l'alleggerimento della pressione sugli ospedali: "Siamo di fronte a un calo della trasmissione e stiamo beneficiando delle chiusure durante Natale".
Questa mattina, in diretta su Sky Tg24, Andrea Crisanti ha approfondito l'attuale scenario del Paese: "I contagi non calano perché non ci sono misure sufficienti per farli calare, nel senso che abbiamo raggiunto un equilibrio tra la capacità del virus di trasmettersi e quella nostra di bloccarlo e quindi rimaniamo su questi livelli. È come se si riempisse una vasca con un rubinetto e l'acqua uscisse dall'altra parte alla stessa velocità. Siamo in equilibrio". La sua considerazione sull'efficacia di questa strategia è chiara: "Se si vuole raggiungere il risultato di mantenere le attività economiche in piedi e allo stesso tempo accettare un certo livello di trasmissione e magari il prezzo di 500 morti al giorno, la cosa sta funzionando".
L'attuale scenario del Paese, però, per Crisanti non è ottimale per condurre una campagna vaccinale adeguata: "Non si vaccina con questi livelli di trasmissione perché ci possono essere delle varianti che se sono resistenti al vaccino poi si trasmettono come un fuoco selvaggio. Più c’è trasmissione più si generano varianti". Questo rappresenta un problema per l'efficacia del virus perché, come ha spiegato l'esperto a Piazzapulita, "Più varianti ci sono più è probabile che una di queste sia resistente al vaccino. Ma in questo momento un lockdown sarebbe inutile perché non abbiamo i vaccini". Proprio i vaccini rappresentano ora un problema, e per Crisanti "aver fatto illudere che il vaccino era alla portata di tutti a breve è stato un errore".
In questa situazione di così ampia incertezza, lo spettro di una terza ondata è sempre presente ed è correlata anche alla quantità di vaccini che si è in grado di somministrare: "La possibilità di una terza ondata dipende da due fattori: quante persone vacciniamo e se allo stesso tempo mettiamo come priorità quello di creare un sistema che è in grado di tracciare i contagi". Non è certamente una prospettiva rosea quella delineata dal direttore del laboratorio di Microbiologia e virologia di Padova. "Psicologicamente l’anno peggiore sarà questo. Abbiamo la speranza dei vaccini ma è una speranza frustrata. Noi non sappiamo nemmeno quanto dura questa immunità.
Supponiamo che dura un anno e noi ci mettiamo più di un anno a vaccinare, non otterremo mai l'immunità di gregge. La mascherina? Ci vorranno un paio d’anni per potercela togliere, perché non sappiamo se chi è vaccinato è in grado di trasmettere"
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