Davide Serra ne è sicuro: rimborsare "a pioggia" le persone che hanno perso del denaro anche per via degli scossoni subiti dal nostro sistema bancario rappresenta "una follia". Questo è il punto focale dell'intervista rilasciata dal fondatore di Algebris alla Stampa.
Il banchiere italiano, naturalizzato brittanico, in questi anni si è anche distinto per non aver avuto timore di portare avanti posizioni fermamente contrarie al populismo. Ma il timore per lo stato dei conti pubblici è strettamente correlato alle azioni del governo e alle sorti politico-economiche del Belpaese. Chi sono, però, le persone coinvolte nel decreto attuativo che dovrebbe, almeno nei piani della maggioranza, rendere giustizia ai risparmiatori "truffati"? Tra i soggetti interessati, anche gli investitori di Banca Etruria. Ricorderete come il governo presieduto da Matteo Renzi, lo stesso che tra i suoi ministri di punta presentava Maria Elena Boschi, sia stato coinvolto nello scandalo legato alla banca popolare toscana. Poi ci sono pure CariFerrara, le popolari venete, Banca Marche e Carichieti, per un totale di 1.5 miliardi di euro stanziati. Le pressioni che l'Unione europea ha fatto rispetto ad alcuni di questi istituti ai tempi degli esecutivi a maggioranza Pd, nel ragionamento del finanziere, non sembrano avere rilievo.
Davide Serra, com'era pronosticabile, si è detto "molto preoccupato". Il renziano è un fervente critico dell'esecutivo gialloverde presieduto dal professor Giuseppe Conte. Il rischio, per il finanziere vicino a Matteo Renzi, è che "l'aereo Italia" possa "schiantarsi". Torniamo per un attimo alla questione dei rimborsi. La visione delle cose viene presentata così: "Ma rimborsare tutti - ha affermato Serra - , senza che sia provata un'anomalia nella vendita dei titoli è aberrante". Bisognerebbe dunque procedere, valutando caso per caso. Altrimenti la soluzione è, ancora una volta, annoverabile nella categoria del "populismo puro".
Serra, poi, ha difeso i governi guidati dal Partito Democratico, mettendo in evidenza come, ai tempi di Renzi e Gentiloni, i numeri facessero registrare statistiche che ora sembrano aver subito un'inversione di marcia: "Avevamo ogni giorno 725 nuovi posti di lavoro, con questi ne perdiamo 415".
Nell'intervista con la Stampa c'è stato spazio pure per parlare del possibile ruolo giocato dalla città di Milano in funzione della Brexit londinese.
Anche in questo caso l'opinione di Serra è sembrata lapidaria: "Le società che devono spostare i soldi cercano uno Stato che abbia un merito di credito a doppia o tripla A". Come a dire che Milano sarà pure Milano, ma è il sistema Italia nel suo insieme che corre il pericolo di affogare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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