Davigo: "Mai incontrato Amara. Non avevo atti originali, ma delle copie"

Piercamillo Davigo è stato intervistato a Piazzapulita sul caso dei verbali di Pietro Amara, dichiarando di aver ricevuto solo delle copie Word degli stessi

Davigo: "Mai incontrato Amara. Non avevo atti originali, ma delle copie"

Piercamillo Davigo ha parlato per la prima volta in tv ospite di Piazzapulita, il programma di approfondimento politico e di attualità in onda su La7. Intervistato da Corrado Formigli, l'ex pm ed ex componente del Csm ha parlato dei verbali secretati della procura di Milano che sono stati, invece, resi pubblici. Il magistrato ci ha tenuto a specifare: "Non erano verbali, erano copie Word di atti di supporto alla memoria. Io gli atti originali non li ho mai visti". I verbali dell'avvocato Pietro Amara gli furono consegnati dal sostituto procuratore di Milano Paolo Storari. Davigo, durante l'intervista, ha affermato che Storari "mi ha segnalato una situazione critica e mi ha dato materiale necessario per farne una opinione dopo essersi accertato che fosse lecito. Io ho spiegato che il segreto investigativo, per espressa circolare del Consiglio superiore, non è opponibile al Consiglio superiore".

Sull'ipotesi che possa essere stata la sua segretaria a consegnare i documenti ai giornalisti, Davigo si mantiene sul vago: "Nel caso sia stata lei mi ha sorpreso non poco, perché l'ho sempre considerata una persona totalmente affidabile". A tal proposito, nega che nel caso in cui venga accalarato questo fatto, sia stata sua l'iniziativa: "Che senso avrebbe avuto mantenere tutte le cautele per tenere segrete le indagini per poi diffonderle?". L'ex pm ha dichiarato di non temere l'iscrizione nel registro degli indagati, richiamando le questioni giudiziarie durante il periodo di Mani pulite, quando veniva "denunciato una volta a settimana". Quindi, ha sottolineato di non aver mai incontrato l’ex avvocato esterno dell’Eni Piero Amara, colui che ha rivelato l'esistenza di una ipotetica Loggia Ungheria.

Sottolineando che "non compete a me dare valutazioni del genere", Piercamillo Davigo, rispondendo alla domanda sul caso Csm e il procuratore di Milano Francesco Greco, ha quindi sottolineato: "Il problema è che quando uno ha delle dichiarazioni che riguardano persone che occupano posti istituzionali importanti, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo. Quindi in un caso e nell'altro bisogna fare le indagini tempestivamente per vedere se sono vere o se non lo sono. Per fare le indagini bisogna iscrivere e bisogna aprire un procedimento, non si possono tenere per mesi le cose ferme".

Sempre in merito ai verbali di Pietro Amara, Piercamillo Davigo ha esposto la situazione di quel momento in merito a quei verbali: "Qualunque strada formale avrebbe comportato il disvelamento di tutta la vicenda e quindi c'era la necessità di informare i componenti del comitato di presidenza, perché questo dicono le circolari, in maniera diretta e sicura". Da Corrado Formigli, il magistrato ha, quindi, ammesso: "Quando ho ricevuto gli atti, pensai, mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione". Un dubbio sorto in quanto, come spiegato dallo stesso Davigo, "non si possono fare atti di indagine se non si fa l'iscrizione. Quelle cose richiedevano indagini tempestive". Per il magistrato, infatti, nel caso specifico "bisognava fare le indagini tempestivamente. Nel caso di specie non si potevano seguire le vie formali, la via formale più semplice era rivolgersi al procuratore generale. Il problema è che il procuratore generale non c'era, la sede era vacante".

Piercamillo Davigo ha glissato su uno dei punti fondamentali della vicenda, ossia il coinvolgimento di Sergio Mattarella, dichiarando di non volersi esprimere in merito a quel fatto specifico. Non si è tirato indietro, invece, quando il discorso si è spostato su Fulvio Gigliotti: "C'era un problema di spiegare per quale ragione io avevo interrotto ogni rapporto con una persona, c'erano una serie di cose che imponevano cautela. E io posso anche essere convinto che qualcuno sia estraneo, ma sei in un verbale viene accusato di qualcosa io non glielo posso dire".

Sull'allontanamento dal Csm, Davigo ha sottolineato che, secondo la sua interpretazione, "la norma imponesse la mia permanenza". Pensionato forzatamente, ora Davigo dichiara: "Hanno ritenuto diversamente e ho anche scoperto che si sta molto meglio in pensione che là". Incalzato dal conduttore, Davigo non si sbilancia sulla percezione di un suo 'scaricamento' da parte del Csm e si affida alla diplomazia: "Si dice che avrei dovuto formalizzare: io ho ritenuto che formalizzando avrei fatto guai, però se mi fosse stato chiesto espressamente di farlo, lo avrei fatto".

L'ex pm, definito spesso 'giustizialista', ha spiegato che la parola "non significa un bel niente: io ho sempre cercato di fare il mio dovere in conformità alla legge.

Ho sempre detto che le regole di questo Paese non sono sempre le più adatte per ricostruire la verità storica. Finché lo fanno manifestando delle opinioni, è lecito. Se lo fanno attribuendo mi fatti non veri ne risponderanno davanti alla legge".

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