Molti si stupiscono perché non se lo sarebbero mai aspettato. Ma l'atto formale con cui il Vaticano è intervenuto sul Ddl Zan, oltre a essere legittimo, è in linea con quanto scritto e detto in materia bioetica (e non solo su quella) durante questo pontificato.
La nota verbale di cui si parla in queste ore è un atto formale. Se la Conferenza episcopale italiana avesse espresso un parere non sarebbe stato lo stesso, e non avrebbe fatto il medesimo rumore. Ecco perché, con buone probabilità, la protagonista di questa vicenda è la Segreteria di Stato. Non solo: visto che l'oggetto della discussione è divenuto il Concordato, è normale che a intervenire sia il dicastero presieduto dal cardinale Pietro Parolin. Diviene un discorso di competenze, cosa che Oltretevere è ancora molto sentita.
La scelta dei tempi
Le tempistiche sono un fattore da non sottovalutare in questa storia. Sarebbe stata una "interferenza", come vanno denunciando adesso certi ambienti progressisti, se l'iter parlamentare fosse appena iniziato. Ma il Ddl Zan è già in discussione, e ad oggi più di qualche esponente politico di spessore ha già rimarcato la necessità di approvarlo così com'è. Poi c'è chi come il segretario del Pd Enrico Letta sembra aver cambiato idea in maniera repentina.
Il timing dei sacri palazzi, insomma, sembra tenere conto pure della politica e dei suoi tempi. Perché siamo in una fase avanzata.
Quegli incontri nei Sacri Palazzi
Fonti qualificate hanno riferito a ilGiornale.it di incontri che sarebbero avvenuti nei giorni scorsi, in particolare di meeting tra la segreteria di Stato ed esponenti del mondo conservatore. Insomma, qualcuno dotato di un certo peso politico avrebbe insistito con il "ministero degli Esteri" della Santa Sede con motivazioni tagliate sulle criticità del Ddl in oggetto. Altre fonti sostengono che la segreteria di Stato avesse già deciso di agire attraverso una mossa ufficiale, che si sarebbe declinata nelle asserzioni che vengono accostate a monsignor Paul Richard Gallagher.
Se ne dicono tante. Certo è un evento raro. E questo forse perché quasi mai una norma aveva messo in discussione il Concordato nella sua stessa impostazione. Almeno stando ai contenuti della nota che sono rimbalzati ieri di quotidiano in quotidiano, .
L'alto ecclesiastico originario di Liverpool, del resto, avrebbe posto proprio la questione del rispetto del Concordato, che è un architrave della storia diplomatica italiana e vaticana:"Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato". Tra le frasi che abbiamo avuto modo di leggere, quella sulla libertà garantita alla Chiesa cattolica; è di sicuro tra le più rilevanti. Roma ne fa pure una battaglia di libertà, quindi.
I protagonisti della vicenda e il ruolo del Papa
I protagonisti di questa vicenda sono almeno tre. Il primo è il cardinale Pietro Parolin, teorico e pratico del multilateralismo diplomatico e figura chiave di questo pontificato. Il secondo è monsignor Paul Richard Gallagher, che sarebbe l'autore della nota e dunque il consacrato preposto, pure per via del suo status di segretario per i Rapporti con gli Stati, ad occuparsi in prima persona della faccenda. Infine, Papa Francesco, che molti associano al progressismo ideologizzato (quindi indirettamente ad un presunto riguardo verso qualunque provvedimento provenga da parte progressista), ma che non può non aver letto i contenuti della nota verbale.
Questa storia secondo cui il pontefice argentino non verrebbe messo al corrente di alcune prese di posizione ufficiali provenienti dalle mura leonine ( o che non le condividerebbe) è ormai un leitmotiv. In termini di procedure tipiche nelle stanze vaticane, però, è sostanzialmente impossibile che un atto del genere venga inoltrato senza la previa visione ed approvazione del pontefice. Vale pure per le benedizioni alle coppie omosessuali che certi ambienti tedeschi vorrebbero approvare. Jorge Mario Bergoglio, sin da quando si è seduto sul soglio di Pietro, ha identificato la cosiddetta "teoria gender" - quella che per i conservatori sarebbe alla base del Ddl Zan - con qualcosa che andrebbe "contro il progetto di Dio". Ipotizzare che Francesco la pensi in un modo e la segreteria di Stato in un altro, dunque, risulta un po' forzato, per usare un eufemismo.
Possibile che la Curia viva una fase di scontro interno? Pensare che all'interno del Vaticano esistano sia ecclesiastici favorevoli al Dll Zan sia elementi contrari è del tutto naturale.
La Chiesa cattolica, durante questi ultimi decenni, è stata animata da un pluralismo che coinvolgerà in via indiretta anche certi scossoni legislativi che la politica avrebbe intenzione di dare. Questo però non può significare che la segreteria di Stato agisca senza badare al pensiero e alla pastorale del sovrano pontefice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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