"L'assassino ha lasciato sul nastro, che legava le gambe di Serena, la propria impronta digitale che non corrisponde a nessuno dei tre componenti della famiglia Mottola". È quanto ha dichiarato all'AdnKronos Carmelo Lavorino, il consulente della difesa dell'ex comandante della stazione dei carabinieri. L'uomo è accusato, insieme al figlio e alla moglie, dell'omicidio di Serena Mollicone, la studentessa di Arce trovata cadavere nel 2001.
A detta del consulente, l'impronta sarebbe quella di "una persona non corrisposta, affetta da erotomania": sarebbe stato quindi un maniaco ad uccidere la studentessa 18enne. Lavorino è pronto a confutare le accuse dei carabinieri che, secondo quanto riportato sulla relazione depositata ieri in procura, accusano Marco Mottola, figlio dell'ex comandante, di aver ucciso Serene e la madre e il padre di lui come complici.
Ma, secondo le controperizie della difesa, non sono stati i Mottola a uccidere la ragazza e l'omicidio non sarebbe nemmeno avvenuto in caserma:"La lesione sulla porta (contro la quale avrebbe sbattuto la ragazza, ndr) non corrisponde neppure in altezza a Serena", ha affermato l'avvocato della famiflia Mottola, Francesco Germani. Inoltre, "sul corpo della ragazza è stata effettuata una composizione della scena e una messa in posa del cadavere: l'assassino, un soggetto ignoto che aveva un rapporto di affettività ed emotività verso la vittima, ha lasciato sul nastro, che legava le gambe di Serena, la propria impronta digitale che non corrisponde a nessuno dei tre componenti della famiglia Mottola. Abbiamo comparato quella impronta con circa 300 persone, ma si tratta di una persona ignota e mai entrata nelle indagini".
Il legale dei Mottola afferma che"ci difenderemo con tutte le armi a disposizione". Ma, nel frattempo, a 18 anni dalla scomparsa di Serena, nessuno ha ancora pagato per quel delitto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.