Il caso di Desirée Piovanelli, la 14enne uccisa nel settembre del 2002 a Leno in provincia di Brescia da tre coetanei e l'adulto Giovanni Erra, potrebbe essere presto riaperto grazie a una traccia biologica trovata sul suo giubbino. Una traccia biologica sconosciuta, chiamata ignoto 1, potrebbe quindi far riaprire il caso. L'omicidio della giovane bresciana, come ricorda oggi il Giornale di Brescia, è stato chiuso con quattro condanne, ma la famiglia della ragazzina uccisa nella Cascina Ermengarda a Leno vuole riaprire il caso. Il padre, infatti, è convinto che dietro il delitto ci siano anche altre persone oltre ai coinvolti che sono stati già giudicati colpevoli. Il padre è certo che dietro il delitto della figlia ci sia un mandante legato al mondo della pedofilia.
Ora, a sbloccare il caso potrebbe essere questa nuova prova: sul giubbino che indossava Desirée quando è stata uccisa è stata trovata una traccia biologica. Sul gomito destro e sul costato è stata trovata questa traccia che potrebbe stravolgere le carte in tavola. Questo nuovo indizio è emerso durante le indagini, ma non è mai approfondito. "Questa traccia può essere decisiva per identificare colui che potrebbe essere sospettato di aver partecipato al delitto", ha spiegato l'avvocato Alessandro Pozzani. Per questo il padre vuole che venga analizzata.
Come riporta il Giornale di Brescia, i ris di Parma ritengono che il frammento di materiale biologico, ritrovato all'altezza di
gomito e costato, sia "riconducibile a un soggetto di sesso maschile diverso dagli indagati", come scritto in una relazione di 17 anni fa.L'ultima parola ora spetta alla procura che dovrà decidere se avviare nuove indagini.
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