Detenuto nordafricano non vuol tornare in cella e aggredisce un agente

Nuova denuncia del Sappe, che riporta l'ennesimo episodio di aggressione avvenuto all'interno di un carcere. Uno straniero ristretto nella casa circondariale di Terni si è rifiutato di tornare nella propria cella dopo aver telefonato alla famiglia, ed ha tentato di prendere a pugni un agente

Detenuto nordafricano non vuol tornare in cella e aggredisce un agente

Ennessima aggressione all'interno di un carcere italiano: il Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) riporta infatti la notizia di un caso avvenuto lunedì pomeriggio nella casa circondariale di Terni, dove un detenuto nordafricano si è rifiutato di tornare nella propria cella, scagliandosi con violenza contro un poliziotto.

Secondo quanto denunciato dal segretario nazionale Sappe per la regione Umbria Fabrizio Bonino, lo straniero, finito dietro le sbarre per spaccio di stupefacenti e rapina, aveva ottenuto il permesso di uscire dalla propria cella per effettuare una telefonata alla famiglia. Dal momento che nessuno dei suoi parenti aveva risposto alla chiamata, il 30enne nordafricano ha letteralmente perso le staffe quando le guardie gli hanno comunicato che era giunto il momento di ritornare nel suo alloggio. Il magrebino si è quindi rivoltato contro uno degli agenti penitenziari, sferrandogli un pugno in pieno volto. Il poliziotto è fortunatamente riuscito ad evitare il colpo, ed il detenuto è stato presto immobilizzato e ricondotto dietro le sbarre.

L'episodio, che avrebbe potuto concludersi in maniera assai peggiore, ha suscitato la comprensibile reazione dei sindacati. Alla denuncia di Bonino, che ha parlato di"vile aggressione", si sono infatti presto aggiunte anche quelle del segretario generale del Sappe, Donato Capece, e del sindacato stesso, che ha rilasciato una dura dichiarazione.

"Quel che è accaduto nella casa circondariale ha riportato alla ribalta le difficoltà della struttura detentiva di Terni e le gravi condizioni operative nelle quali lavora ogni giorno il personale di polizia penitenziaria, femminile e maschile", ha commentato Capece, come riportato da "Quotidianodell'Umbria.it". "Dove sono ora quelli che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli agenti di polizia penitenziaria e gli appartenenti alle forze dell’ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?".

Nel suo intervento, il Sappe ha seguito la stessa linea del proprio segretario generale. "Da tempo il Sappe denuncia, inascoltato, che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati.

Come la vigilanza dinamica e il regime aperto, l’aver tolto le sentinelle della polizia penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri e la mancanza di personale", si legge nella nota, che continua: "La realtà è che sono state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili".

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