Diario africano, arrivo a Nairobi

Africa, finalmente. Dopo quasi 24 ore di viaggio, con scalo infinito nella capitale araba e forse mondiale dello shopping, Dubai, Nairobi mi accoglie con il meglio di sé

Diario africano, arrivo a Nairobi

Africa, finalmente. Dopo quasi 24 ore di viaggio, con scalo infinito nella capitale araba e forse mondiale dello shopping, Dubai, Nairobi mi accoglie con il meglio di sè: la musica. Neanche il tempo di appoggiare la valigia che vengo travolta dalle danze sfrenate della Dancing Competition. Protagonisti i bimbi di Alice Village, villaggio della periferia di Nairobi dove vivono circa un centinaio di bimbi degli slum della capitale kenyiota. Cento, e sono scatenati... Ballano come mai ho visto ballare dei bambini... Ritmo, calore, vita gridano i loro corpi al suono di Waka Waka. Ma attenzione, è una gara. E che vinca il migliore. Vincono Lawrence, 15 anni, e Ibrahim, 6 anni... La strana coppia: altissimo e già un uomo formato il primo, il secondo uno scricciolo con occhi furbissimi e sorriso rubacuori... Pubblico in delirio! Non c'è gara... La vittoria è loro! Ma il premio arriva il giorno dopo...due quaderni con tanto di biro a cui i vincitori rispondono con un semplice e disarmante God bless you, Dio ti benedica.

Ma oggi è il giorno dei regali. Come ogni genitore (adottivo) che si rispetti che da tanto non vede il proprio figlio, non potevo presentarmi a mani vuoti. I fortunati sono Vivika, William e Wycliff. Sguardo serio e vivissimo da bimba già cresciuta, Vivika riceve la sua Barbie principessa con timidezza e sorpresa come se un po' si vergognasse o le dispiacesse per le altre che continuano a farle cerchio intorno gridando felici "it's for Vivika, for Vivika". William rimane letteralmente a bocca aperta per i suoi due numeri di Asterix. "Wow, ora ne ho sei!" dice con un sorriso che va da un orecchio all'altro. E poi, il regalo più bello! Wycliff, fan sfegatato del Milan, apre con impazienza il suo pacchetto verde: un paio di scarpe da calcio! "Ora sí che giocheró bene" ride felice.

Ti chiedi come è possibile che bambini che hanno vissuti negli slum, che sono stati, alcuni, abbandonati (come Linette, trovata a marzo in un cassonetto, con l'HIV e la tubercolosi), maltrattati o solo dimenticati dai genitori, possano ancora sorridere e soprattutto accogliere senza nulla chiedere: sono loro che ti vengono incontro con la manina tesa dicendo il loro nome e chidendoti: "And you?", sono loro che ti prendono la mano, che ti

siedono in braccio, sono loro che ti fanno le treccine e ti accarezzano i capelli, sono loro che fanno capolino nella tua camera dicendo "Hello!", solo per salutarti e farti dono del loro sorriso luminoso e bianchissimo.

Insieme a me altri sei volontari: Verena, Giulia, Luca, Bianca, Silvia, Giuliano e Silvia. Tutti giovanissimi, tutti entusiasti e pieni di voglia di lavorare. Saranno loro i miei compagni per queste due settimane. Loro, i bimbi, ci hanno già conquistati tutti... Impossibile il contrario.
Nei prossimi giorni andremo nello slum...certo lì, mi hanno già avvisato, non è Alice Village. Sotto la definizione Degrado trovi la parola Slum, così me l'hanno descritta. Andrò. Intanto mi godo la pace e la gioia di Alice Village e soprattutto i sorrisi disarmanti di questi cento mostriciattoli.
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