Contrordine grillini. E pure compagni. Il sovranismo è cosa buona e giusta. A riabilitare la tanto vituperata posizione politica è nientepopodimeno che Alessandro Di Battista. L'eroe pentastellato dei due mondi, il Che Guevara di Roma nord, l'ala sinistra del Movimento, la nemesi di Luigi Di Maio. Di Battista ormai da anni ha abbandonato gli affari pedestri della politica nostrana per approdare a quote ben più elevate. Più o meno quelle delle Ande. Dove, probabilmente per carenza di ossigeno o per eccesso di masticazione di foglie di coca, ha visioni mistico-marxiste. Certo, perché le escursioni infinite dell'ex parlamentare grillino in Sud America sono grandi fraintendimenti, escamotage malinconici per rivivere un comunismo immaginario e ultraterreno, che cozza con gli orrori di quello reale. È un po' come un turista che visita le macerie di Chernobyl, fotografa tutto e posta le immagini su Instagram, con tanto di smile, pensando di essere a Gardaland. Così Dibba, direttamente da Chimorè in Bolivia, ha una rivelazione: la ricetta per combattere l'imperialismo Usa e il mostro tentacolare del liberismo ha un nome e pure un cognome. È il sovranismo. «Per essere rivoluzionario oggi in America Latina non serve la retorica, serve il coraggio, in primis quello necessario per lottare per la sovranità», scrive lo sciamano pentastellato in preda a una rivelazione. Insomma è tutta una questione di latitudine, basta spostarli sul mappamondo: in Italia i sovranisti sono degli sporchi fascisti, in America latina degli eroi che combattono per gli oppressi. Di Battista lo teorizza: «Sebbene in Italia vengano considerati sovranisti politici pavidi e asserviti alle grandi lobbies industriali (cioè colori i quali - i leghisti - erano al governo con il M5S nel Conte 1), in America latina la soberania, la sovranità è un concetto spiccatamente di sinistra. Non a caso molti leader che hanno tentato di costruire politiche sovrane si sono guadagnati l'inimicizia, e a volte la condanna a morte, da parte di gruppi di potere liberisti». Insomma, il sovranismo è bello a patto che sia spolverato con un po' di comunismo e di antiamericanismo. Tra un elogio a Castro, un'ode a Chavez e una serie infinita di maledizioni recapitate contro il nemico yankee (le invettive di Dibba sono molto vintage...) tratteggia il profilo del sovranista perfetto: «Nel primo articolo della Costituzione repubblicana (del Cile, ndr) vi è la parola sovranità, ma il mainstream sembra considerarla turpiloquio. Eppure la sovranità è intimamente legata al concetto stesso di democrazia». Cioè esattamente quello che dicevano i sovranisti di casa nostra ma, si sa, l'erba del vicino è sempre più bella.
Hasta il sovranismo siempre. Diamo un consiglio ai dirigenti della Lega, se in via Bellerio si trovano al citofono uno vestito come gli Inti Illimani che reclama una tessera, non si sconvolgano: è il compagno Di Battista.
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