Il direttore Cultura della Diocesi contro Salvini: "Con Lega o con Chiesa"

Il direttore dell'Ufficio pastorale della cultura della Diocesi di Palermo, Giuseppe Savagnone, scrive un lungo editoriale prendendo spunto dal comizio di Salvini a Milano: "Rozza commistione tra sacro e profano"

Il direttore Cultura della Diocesi contro Salvini: "Con Lega o con Chiesa"

Il direttore dell'ufficio Pastorale della Cultura dell'Arcidiocesi di Palermo, Giuseppe Savagnone, scrive sulla rivista online Tuttavia.eu il suo disappunto sulla politica attuale. Un lungo e appassionato articolo che prnde spunto dal comizio di Salvini a Milano. "È arrivata l'ora di scegliere tra la Lega e la Chiesa. Come in tutta la storia della Lega, fin dalle sue origini - scrive - siamo davanti a una pretesa religiosa che punta su simboli e forme devozionali tradizionali per accreditarsi come cristiana, ma allo stesso tempo si contrappone a viso aperto alla Chiesa istituzionale nella visione della vita sociale e nell'interpretazione stessa del Vangelo". Anche in questo caso, per l'autorevole rappresentante della diocesi, da lungo tempo alla guida del delicato ufficio pastorale: "i precedenti riferimenti sarcastici del leader della Lega ai vescovoni, secondo lui ormai screditati agli occhi del popolo cristiano, ci avevano preparato a questo esito, sottolineato dai fischi della piazza all'indirizzo del pontefice. E così ha interpretato il discorso di Salvini il quotidiano dei vescovi, Avvenire, in un corsivo che ha definito Salvini: alfiere di un cattolicesimo tutto suo, distante dal magistero del Papa e della Chiesa".

Per Savagnone l'equivoco è da ricercarsi anche nelle politiche migratorie: A lungo Salvini aveva sostenuto che il suo obiettivo era costringere gli altri Paesi europei a prendersi le proprie responsabilità nell’accoglienza dei migranti e a non lasciare sola l’Italia - scrive -. Sabato scorso, a Milano, è stata finalmente detta la verità (peraltro già anticipata nella visita del vicepremier, in Ungheria, al muro anti-profughi di Orban): ciò a cui la Lega e gli altri sovranisti mirano non è una più equa distribuzione nell’apertura agli stranieri, ma una rigorosa chiusura dell’Europa ad ogni forma di accoglienza".

Il conflitto con Papa Francesco, secondo Savagnone è da ricercarsi, anche nelle parole utilizzate dal ministro dell'Interno contro il pontefice. "Nel suo discorso Salvini ha citato con grandi elogi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per la loro difesa delle radici cristiane dell’Europa, mentre a papa Francesco – il cui solo nome ha suscitato nella folla dei presenti una salve di fischi – ha riservato solo un accenno polemico, quando ha rivendicato di aver dato risposte con i fatti, non con le parole al problema dell’immigrazione".

Una contraddizione che Savagnone identifica come storica: "l’Europa nacque nel medioevo proprio dall’apertura della precedente civiltà romana agli influssi di popoli e di culture che venivano dal di fuori dell’impero"; una contraddizione religiosa: "l’uso delle parole più tradizionali della tradizione cattolica – la consacrazione alla Madonna, l’invocazione ai santi – in un discorso che, in aperta rottura con questa tradizione, pretende di anteporre l’autorità di un leader politico a quella del papa e dei vescovi. Quella di Salvini, a questo punto, non è più la fede cattolica"; e infine, una contraddizione politica: "siamo davanti a una chiara incoerenza - dice Savagnone -. Da un lato ci si appella al realismo machiavellico del “prima gli italiani”, al di là di ogni “buonismo” di matrice religiosa, dall’altro ci si impadronisce dei simboli religiosi, in una pseudo-liturgia, facendone la bandiera del proprio partito, come nelle società sacrali di un remoto passato".

Savagnone chiude scrivendo: "Mi dispiace per Salvini. Questa rozza commistione di sacro e profano, che non rispetta né l’uno né l’altro, è l’elemento forse più inquietante di questa vicenda. Per quanto ne so – e lo dico da siciliano –, il solo soggetto che a mia conoscenza ha fatto uso in modo così disinvolto del linguaggio e dei simboli della fede per affermare il proprio potere è la mafia.

Mi dispiace per Salvini, ma è un fatto". E infine la sferzata finale: "questa orgia di religiosità – tanto più evidentemente strumentale quanto più grossolanamente esibita – è spregevole. Mi dispiace – lo dico sinceramente – per Salvini".

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