Dopo due mesi in cui ho di malavoglia ma in maniera ligia seguito le regole che mi si diceva di seguire per difendere me stesso, le persone che amo e la mia comunità, non ho alcuna intenzione di continuare a sottopormi a questo regime folle. Pena, la distruzione di quella stessa libertà, che è interiore spirituale e personale, che ho fatto di tutto per inseguire, e onorare bene o male, nel corso della mia vita. E che costituisce la pietra angolare delle nostre società. La libertà si basa sulla certezza delle regole, su un patto sociale tra governo e cittadini in cui il limite del legale è chiaramente stabilito e non può essere sottoposto all'arbitrio continuo di un governo che opera in permanente stato di emergenza autorizzando qualsiasi eccezione e che viene di continuo meno al patto sociale fiduciario con i cittadini sbandierando l'assurda burocratica legittimazione di un fantomatico comitato tecnico-scientifico nel cui nome si sente autorizzato a limitare qualsiasi libertà di cittadini liberi. E che all'apparire della benché minima recrudescenza del contagio, si sentirà legittimato a richiuderci di nuovo in casa. Ci sono tutte le ragioni di ordine morale e civile per potere legittimamente trasgredire a un simile arbitrio.
Non mancano certo gli esempi, politici e filosofici. Il silenzio inerme, imbelle e servile della gran parte del ceto intellettuale obbliga a un qualche tipo di azione, visto che la battaglia culturale appare irrimediabilmente perduta. E il popolo italiano, inesistente, appare sottomesso. Per quanto mi riguarda, il 4 maggio, e tutti i giorni successivi, uscirò con la mia macchina, da solo, in mascherina e tenendo le distanze. Anche solo per andare a vedere il mare di Numana, o di San Benedetto, o di Porto San Giorgio (vivo nelle Marche). O per vedere la donna che amo. O per entrare in una chiesa. O per qualsiasi altra attività mi apparirà legittima e rispettosa anche degli altri e della loro sicurezza. Lo farò come una persona adulta e responsabile in grado di badare a se stessa.
Che è il modo in cui un uomo, a meno che non si consideri uno schiavo, dovrebbe considerarsi. Mi vengono in mente Marco Pannella e le sue azioni di disobbedienza civile. Ma forse è troppo visto che questa situazione è sicuramente tragica e al contempo tristemente ridicola. Tuttavia, se sarà necessario, se si insisterà in questa mania liberticida alimentata dal timore di chi ci governa (e si sa quanto siano pericolosi e mordaci gli animali timorosi!), non credo si potrà fare altro.
E non sarebbe solo disobbedienza verso questo governo che è autoritario in maniera inetta e demenziale, ma anche verso la sudditanza servile dei tanti italiani che lo legittimano accettando di rispettarne le sconcertanti decisioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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