Le domande ai bambini sul futuro: "Avrai abbastanza soldi per vivere?"

Bufera sul test per le elementari. I sindacati: "Sembra un reality"

Le domande ai bambini sul futuro: "Avrai abbastanza soldi per vivere?"

Denaro, soddisfazione immediata dei desideri, consumismo. Sono questi i traguardi da indicare ad un alunno di quinta elementare? I test Invalsi finiscono di nuovo nella bufera. Il sistema di valutazione che il ministero della Pubblica Istruzione ha introdotto oramai dieci anni fa ha sempre avuto vita difficile. Non l’hanno mai digerito né gli alunni né i professori. E se è vero che è giusto cercare in qualche modo di «misurare» la preparazione e la maturità degli studenti, allo scopo di individuare le criticità e migliorare la qualità dell’insegnamento e di conseguenza le conoscenze dei giovani, è pure vero che, nel corso degli anni, gli scivoloni delle commissioni che di anno in anno preparano i test non ne hanno incrementato la popolarità ma anzi hanno rinfocolato le polemiche sulla loro inutilità o addirittura pericolosità. L’ultima riguarda i test sottoposti il nove maggio scorso ai 561.775 alunni della quinta elementare. Si parla dunque di alunni al massimo di 11 anni, scuola primaria. Ed ecco la domanda che ha provocato l’indignazione di docenti e famiglie: «Pensando al tuo futuro, quanto pensi che siano vere queste frasi?». Cinque le risposte possibili alle quali aggiudicare un indice di veridicità. Raggiungerò il titolo di studio che voglio. Avrò sempre abbastanza soldi per vivere. Nella vita riuscirò a fare ciò che desidero. Riuscirò a comperare le cose che voglio. Troverò un buon lavoro. A ritenere il test del tutto inopportuno anche la Uil scuola. «Che le prove standardizzate fossero un errore è questione ormai chiara - commenta il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi -. Ma che potessero influenzare anche i valori di riferimento, legarli al mercato e alle logiche di consumo appare inaccettabile». Turi si dice preoccupato per due motivi. Prima di tutto per quella che appare una vera e propria «invasione nelle scelte didattiche delle singole scuole e dei singoli docenti». Poi la Uil si chiede «in che modo si pensa di fornire modelli educativi agli alunni di quinta elementare con le domande proposte» ispirate al modello del «basta volere per avere» in aperto contrasto con i piani educativi della scuola «che cerca di trasferire ben altri valori, come la solidarietà, l’integrazione, il collettivo, la libertà, la giustizia sociale».

Scelte sbagliate dunque che portano a un cambiamento di valori di riferimento e al propagarsi di subculture sul modello di certi reality televisivi che la scuola dovrebbe invece superare. «Una logica che non ci convince affatto - conclude Turi - che dovrebbe portare a una riflessione attenta e non all’inseguimento di pratiche di omologazione».

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