Il don che smentisce i buonisti: "Presepe con barca non ha senso"

Il presepe deve rimanere una rappresentazione della Natività, senza barche di migranti o altre aggiunte derivanti dalla dialettica politica. La stoccata ai "colleghi" di don Fortunato Di Noto

Il don che smentisce i buonisti: "Presepe con barca non ha senso"

Don Fortunato Di Noto pensa che realizzare il presepe condendolo con elementi d'attualità politica non abbia senso. L'ecclesiastico lo ha detto in modo chiaro, affermando l'inesistenza di un nesso tra le rappresentazioni presepiali e, per citare un esempio, il Dl sicurezza voluto dal ministro Matteo Salvini.

Attraverso un'intervista rilasciata a La Fede Quotidiana, Don Di Noto ha raccontato di smarrire la bussola nel momento in cui è costretto ad ascoltare alcune prese di posizione da parte dei suoi 'colleghi': "Quello che ha detto il prete sul presepe è disdicevole, gli consiglio nel nome della ragionevolezza, di fare marcia indietro. A volte - ha continuato - vedo sacerdoti alla ricerca del loro quarto d’ora di nototietà o di visibilità. Ora costui la ha avuta e torni nei ranghi. Il presepe rimanda, con semplicità, ad una sana religiosità". Il parroco, con ogni probabilità, ha voluto fare un riferimento alle tesi di don Favarin, che aveva promosso una sorta di boicottaggio per rispetto dei poveri. Sullo sfondo, com'è noto, la critica alla gestione restrittiva dei fenomeni migratori da parte del Belpaese.

Ma il don ce l'ha pure con chi inserisce barche e migranti all'interno di uno scenario in cui queste presenze non significherebbero poi molto: "Si notano - ha ammesso - stravaganze un poco dappertutto". Aggiunte di personaggi e dettagli che il consacrato ha svelato di ritenere tanto inutili quanto dannose: "Una volta ecco il presepe con la barca, poi col ponte rotto. Lo chiedo a voi: vi trovate un senso? Io, no, anzi questo è pericoloso in un tempo nel quale la fede è già traballante per via della secolarizzazione".

Il relativismo, insomma, sta compromettendo la dottrina e il Credo cattolico.

Le rappresentazioni presepiali modificate sulla base della dialettica politica rischiano di mettere in discussione capisaldi già compromessi dalla cultura contemporanea. Il presepe, per farla corta, deve rimanere quello che è sempre stato: una rappresentazione basica della natività di Gesù. Qualche prete, almeno su questo, sembra non transigere.

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