Il doppio suicidio a Spinello di Santa Sofia, dove una coppia di coniugi sessantenni si è tolta la vita, ha riaccesso il dibattito sulle sette apolicattiche. Sebbene il rappresentante legale della "Scuola d'Illuminazione Ramtha", Mike Wright, abbia precisato con una nota inviata a Repubblica che "la scelta tragica" dei due pensionati, Paolo Neri e Stefania Platania, "non rispecchia la filosofia della scuola", gli inquirenti indagano a tutto campo.
Ma cosa sono le sette apocalittiche? C'è il rischio di una deriva sociale? "Temo che in taluni casi questo rischio esista. soprattutto nel caso delle sette apocalittiche, c'è una tendenza a interpretare le crisi sociali, spesso esagerandole", spiega alla nostra redazione il professor Andrea Molle, docente di Scienze Politiche alla Chapman University di Orange, California, ricercatore presso Start InSight, tra i massimi esperti del complotto di QAnon nel panorama internazionale e di nuovi movimenti religiosi.
Professor Molle, cos'è la “Scuola d'Illuminazione Ramtha”?
"È una setta religiosa apocalittica fondata nel 1988 da J.Z. Knight a Yelm, nello stato americano di Washington, con lo scopo di insegnare ai suoi aderenti presunte tecniche di illuminazione e per acquisire poteri sovrumani. J.Z. Knight afferma di essere il veicolo terreno dello spirito di Ramtha, uno guerriero Lemuriano di circa 35.000 anni, che secondo la ricostruzione della donna dichiarò guerra alla mitica città di Atlantide. La setta è conosciuta dagli studi di movimenti religiosi per i suoi contenuti e il messaggio escatologico oltre che per il suo tono estremamente aggressivo e razzista".
Come mai è tornata alla ribalta?
"La setta è recentemente tornata alla ribalta da quando ha iniziato a incorporare contenuti di QAnon nella sua dottrina".
Quali sono i precetti su cui si basa la teoria QAnon?
"QAnon è la famigerata teoria del complotto pro-Trump QAnon, che ha raccolto un numero sorprendente di fan negli ultimi anni e che si basa sull' idea di una guerra incessante del popolo 'illuminato' contro i potenti pedofili cannibali di Hollywood e del Partito Democratico statunitense".
Cosa sono, in generale, le sette apocalittiche?
"Per sette apocalittiche, in generale, si intendono quei gruppi caratterizzati da una forte dimensione escatologica e che viene messa al centro del proprio messaggio religioso. In altre parole si tratta di gruppi solitamente di dimensione contenuta e i cui membri sono legati tra loro da intensi rapporti personali, che promuovono l’idea della fine del mondo e/o del passaggio traumatico ovvero violento verso una nuova Era".
Cioè?
"Naturalmente, nella dottrina del movimento, questa Era vede i suoi membri risultare in una posizione di vantaggio, che va dall’essere gli unici a sopravvivere all’evento apocalittico a trarne i maggiori benefici spirituali, rispetto ai non iniziati. Anche se quest’ultimo aspetto non caratterizza tutte le sette apocalittiche, in rari casi abbiamo assistito alle azioni criminali di gruppi che in qualche modo dal loro punto di vista hanno cercato di causare l’inizio di un’apocalisse. Ad esempio l’attacco terroristico alla metropolitana di Tokyo da parte di Aum Shinrikyo nel Marzo del 1995".
Qual è la differenza tra una setta e un nuovo movimento religioso?
"Nel linguaggio scientifico italiano i termini sono spesso utilizzati come sinonimi, anche se si preferisce evitare il termine 'setta', mentre nel linguaggio comune si tende a dare un’accezione positiva, o comunque neutrale, a 'movimento religioso' laddove per 'setta' si intende spesso una sua forma deviata o deviante. A mio avviso, esistono comunque delle differenze tra i due termini che determinano, almeno nel mondo accademico anglosassone, una distinzione terminologica molto utile tra sect e religious movement".
Può fare un esempio?
"Per fare un esempio: una distinzione molto comune vede le sette come caratterizzate da una leadership verticista e da una struttura organizzativa rigida e in molti casi abusiva nei confronti dei membri. In secondo luogo sono quasi sempre presenti percorsi iniziatici, essenziali per la mobilità interna, che invece non sempre caratterizzano un movimento religioso. Infine una setta è più propriamente strutturata in modo da imporre ai propri aderenti una sorta di 'incapsulamento sociale' e ciò per il fatto che venga loro richiesto di limitare le relazioni sociali - per lo meno quelle emotivamente importanti - all’interno dei reticoli sociali dell’organizzazione eliminando invece progressivamente il contatto con l’esterno".
Vale anche per le sette apocalittiche?
"In particolare nelle sette apocalittiche, l’incapsulamento è ritenuto fondamentale per preservare il movimento da contaminazioni esterne e viene normalmente concepito solo come funzionale a reclutare nuovi membri. Per questo, sotto il profilo quantitativo, le sette tendono a essere più piccole dei movimenti religiosi".
Secondo lei, perché una persona decide di far parte di una comunità settaria?
"Le ragioni sono molte. C'è in primo luogo chi nasce in una setta, quando quest’ultima ha già una certa storia. Invece chi decide di aderire spesso lo fa perché è alla ricerca alla ricerca di qualcosa di eccitante, diverso o comunque mancante nella propria vita o esperienza religiosa".
C'è dell'altro?
"Sono molto importanti anche i reticoli sociali che, molto spesso, agiscono come gatekeeper per la setta. Esiste inoltre un’ampia letteratura psicologica sull’importanza di eventi traumatici, come una malattia o una crisi finanziaria, che possono fungere da catalizzatori avvicinando il potenziale aderente al gruppo. In altri casi questi gruppi si servono di veri e propri front, cioè attività che servono da momento di intermezzo tra la vicinanza alla setta e la piena appartenenza. Questo accade spesso con i gruppi di origine asiatica, che si appoggiano a organizzazioni o individui che operano nel settore delle discipline alternative della salute. Ma anche attività ricreative come arti marziali o, più recentemente, la cucina vegana".
Qual è il confine tra libertà di culto e manipolazione?
"In realtà il confine è molto chiaro. La libertà di culto implica una scelta autonoma dell’individuo di aderire, o meno, a un pensiero religioso e di praticare secondo le sue preferenze. Esiste però un problema relativo al confine tra socializzazione e manipolazione laddove però ogni percorso di socializzazione include un certo livello di manipolazione da parte di soggetti terzi. Dipende dunque da cosa intendiamo per manipolazione".
Che intende dire?
"Se adottiamo una definizione molto ampia, allora ogni esperienza religiosa è di per sé una manipolazione. Chi nasce in una società cattolica, ad esempio, venendo educato come individuo cattolico ha realmente scelto di esserlo? Ma qui entriamo in un paradosso che non è facile da affrontare. Pertanto io preferisco adottare una definizione molto stretta e dunque intenderla solo come una forma di abuso: quando l’individuo è fisicamente o psicologicamente orientato ad abbracciare un sistema di credenze e comportamento che altrimenti non avrebbe scelto volontariamente e non gli viene data alcuna possibilità di rinunciarvi se non a un prezzo elevato".
Quale prezzo?
"In economia della religione si parla propriamente di costly behaviour intendendo sia quelle pratiche costose sotto il profilo fisico che sociale (pensiamo ad esempio alla circoncisione o al velo), ma anche il costo di uscita da un gruppo altamente integrato. In questo senso andiamo sia dalla perdita di relazioni sociali e affettive, all’ostracismo, fino ad arrivare alle minacce fisiche in caso di apostasia".
Gli Stati Uniti sono spesso culla dei nuovi movimenti religiosi. Perché?
"Mutuando ancora il linguaggio dell’economia della religione, gli Stati Uniti sono da sempre caratterizzati da un mercato religioso molto attivo e pluralista. Ciò dipende da molti fattori. Innanzitutto gli Stati Uniti garantiscono la libertà di religione nella loro costituzione e prevedono agevolazioni fiscali per gli enti religiosi. Sono poi un Paese storicamente molto religioso e a maggioranza cristiana protestante e dunque non ha avuto l’esperienza di una Chiesa centralizzata e verticistica".
Come si regolano nel mondo protestante americano le comunità religiose?
"Nel mondo protestante americano le comunità religiose, con esclusione delle grandi organizzazioni come la Chiesa Cattolica, sono fondamentalmente molto autonome anche dal punto di vista dottrinale. Esistono ovviamente delle federazioni (conventions in inglese), ma hanno un ruolo diverso. Pertanto nel tempo si è creata una grande pluralità che ha finito per dare vita a un vero e proprio mercato dove i diversi pastori sono anche imprenditori religiosi che devono attirare fedeli. E gli individui possono scegliere dove andare in base alle loro preferenze".
E poi?
"A questo aggiungiamo un secondo elemento e cioè che gli Stati Uniti sono un Paese di grande immigrazione nel quale le comunità immigrate, nonostante i processi di assimilazione, mantengono anche urbanisticamente una grande coesione e visibilità. Negli anni si sono dunque strutturate delle reti che hanno permesso a diverse esperienze religiose di radicarsi e anche di sperimentare".
Il fenomeno settario ha fatto registrare negli ultimi anni un aumento delle affiliazioni. Come lo spiega?
"Anche in questo caso non esiste una spiegazione semplice. Da un lato vi è una crisi delle organizzazioni religiose tradizionali che, da più parti, vengono accusate di avere perso il contatto con la realtà dei propri aderenti. Dall’altra l’aumento della diversità etnica e del metissage culturale ha esposto molti individui a tradizioni religiose prima del tutto sconosciute o difficili da raggiungere. Aggiungiamo poi che le nostre società stanno vivendo un momento di crisi epocale. Per questo, ad esempio, oltre a quello che lei evidenzia come un aumento delle affiliazioni a sette religiose stiamo assistendo alla nascita di correnti ipertradizionaliste, quasi radicali, all’intero delle religioni universali come il Cattolicesimo, l’Ebraismo e l’Islam".
Ritiene che la pandemia abbia inciso sul numero crescente di adesioni?
"Certamente. Sia per l’inasprimento della crisi sociale e delle tensioni sociali, sia per aver offerto a molti un’occasione per guardarsi attorno. Molti di questi gruppi cui accennavo prima sono estremamente attivi su internet e hanno avuto un boom di richieste di informazioni durante il lockdown".
Quali sono le implicazioni religiose del progresso scientifico e tecnologico?
"Come accennavo prima, un primo vantaggio offerto dalla tecnologia è proprio quello di rendere possibile un contatto 'remoto' o 'virtuale' tra le organizzazioni religiose e il bacino dei potenziali aderenti che non è più sempre rigidamente limitato dalla prossimità. Rispetto al discorso più ampio del progresso, la classica teoria della secolarizzazione che abbiamo studiato in università ci anticipava la morte della religione, o al massimo il suo diventare un fatto privato, schiacciata dal peso delle prove scientifiche".
Ma?
"Oggi sappiamo che non è vero e dovremmo smettere di studiare la secolarizzazione come se fosse una sorta di teoria dell’evoluzione sociale. Anzi stiamo proprio assistendo a un ritorno della religione nello spazio pubblico sia per utilità politica, sia perché proprio la religione - paradossalmente - offre una risposta alla crisi esistenziale data dalla velocità del progresso scientifico che molto spesso confonde le persone e le priva di sicurezze".
Vale anche per le sette?
"Le sette religiose o in generale i movimenti religiosi offrono invece delle risposte che hanno grande presa: o perché contestualizzano il progresso, accettandolo ma definendolo in modo da appagare le necessità ontologiche degli individui, o perché lo rifiutano in toto come ad esempio i movimenti radicali".
C'è il rischio di una deriva sociale?
"Temo che in taluni casi questo rischio esista. Come dicevo prima, esistono gruppi che rifiutano il progresso, sia scientifico che tecnologico ma anche sociale (per esempio si battono contro l’inclusione di genere). Questi gruppi in genere reagiscono in due modi. Da un lato abbiamo gruppi che si isolano più o meno definitivamente dalla società anche adottando pratiche anacronistiche – pensiamo agli Amish, agli ebrei ultraortodossi o alle sette mistiche orientali. Dall’altro abbiamo invece quei gruppi che decidono di impegnarsi per cambiare quella società che vedono corrotta e oltre ogni possibilità di recupero. In questo estremo dello spettro religioso troviamo certamente i gruppi terroristici religiosi e le sette apocalittiche".
Nel caso delle sette apocalittiche?
"Consideriamo anche che, soprattutto nel caso delle sette apocalittiche, c'è una tendenza a interpretare le crisi sociali, spesso esagerandole, come conferma della propria visione escatologica. Con il già elevato livello di tensione sociale e politica che caratterizza gli anni in cui viviamo, e grazie alle opportunità per questi gruppi di connettersi fra di loro e con altri gruppi estremisti con cui condividono una sostanziale visione del mondo, è sempre più possibile che si creino le condizioni per un aumento dell’espressione violenta".
Quale sarà l'evoluzione delle sette nei prossimi
anni?"Fare previsioni è sempre difficile, soprattuto quando le si deve fare sul futuro. A mio avviso assisteremo a un aumento delle tensioni sociali e a una sempre più ampia presenza di frange religiose estremiste".
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