Italiana, classe 1985, Caterina Ciufegni, medico, ha scelto di salire sulla nave Alan Kurdi per assistere i migranti soccorsi nelle acque del canale di Sicilia. Non ha paura del coronavirus. "La vita delle persone che muoiono nel Mediterraneo", dice a Repubblica, vale di più. "La volontà di salvare chi, pandemia o non pandemia, sale sui gommoni per fuggire da torture e dalla guerra, era prevalente", spiega al giornalista in un’intervista pubblicata ieri sullo stesso quotidiano.
Dopo una settimana al largo delle coste siciliane, domenica il Viminale ha assicurato che, nonostante i porti chiusi per l’emergenza sanitaria, non avrebbe "fatto mancare l'assistenza umanitaria ai migranti nello spirito di solidarietà già mostrato in tutte le altre precedenti occasioni". La soluzione individuata dalle autorità italiane è quella del trasferimento dei naufraghi su una nave che verrà scelta con il supporto tecnico della Guardia Costiera, dove i migranti verranno controllati dalla Croce Rossa e sottoposti ad un periodo di quarantena.
Al termine dell’isolamento preventivo i 149 profughi soccorsi dalla nave della Ong tedesca Sea Eye verranno ricollocati in Germania. Il governo di Berlino avrebbe già dato rassicurazioni in questo senso alle autorità italiane. Si parla di "concreta disponibilità" ad accogliere i migranti, che arrivano per la maggior parte da Bangladesh, e da Marocco, Algeria, Chad, Sudan, Ghana, Siria. Le persone a bordo, assicura la dottoressa toscana, "non hanno sintomi da Covid".
"Nessuno – ha assicurato a Repubblica - ha febbre, tosse o difficoltà respiratorie, nonostante stiano esposti al vento sul ponte di poppa". Quando sono saliti sulla nave, racconta la giovane dottoressa, tutti hanno "chiesto notizie sul Covid". Ma non è di certo il virus a fermarli, aggiunge. Quando la Alan Kurdi ha preso il largo da Burriana, in Spagna, due settimane fa, a bordo c’erano un centinaio di mascherine chirurgiche, guanti e tute di protezione, ha raccontato Ciufegni al quotidiano che l’ha intervistata.
Altri dispositivi sono stati forniti dalla Guardia Costiera italiana nei giorni scorsi. Ma i diciassette membri dell’equipaggio quando sono fra di loro non indossano i dispositivi di protezione."La Alan Kurdi è piccola, molti di noi condividono la stessa cabina", spiega. L’obbligo di portare le mascherine c’è soltanto con i migranti, mentre il protocollo da seguire con i casi sospetti è l’isolamento "nella cabina più vicina al bagno".
"Sulla Alan Kurdi siamo in 166, e stiamo cercando di convivere in situazioni più che estreme", ammette però la dottoressa. Insomma, il rischio che sulla nave possa scoppiare un focolaio esiste.
"Quando siamo saliti su questa barca non l'abbiamo fatto di certo a cuor leggero", va avanti il medico, che però è convinta che "di fronte a persone che scappano dalle torture, il coronavirus passi in secondo piano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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