Droga all'interno dei centri d'accoglienza ad Agrigento

Dopo i disordini segnalati nei giorni scorsi, la Polizia torna dentro uno dei centri d'accoglienza di Agrigento: scovate alcune dosi di hashish, ma si teme che il fenomeno dello paccio nelle strutture abbia portata molto più ampia

Droga all'interno dei centri d'accoglienza ad Agrigento

Che qualcosa non quadri, sotto il profilo della gestione dei migranti presenti in città, è noto da diversi mesi ad Agrigento. Diversi gli episodi che gettano allarme sociale e sulla sicurezza: dalle tante proteste sfociate, più volte, in aggressione al personale delle comunità d’accoglienza, fino alle risse. L’ultimo, in ordine di tempo, appena pochi giorni fa quando un gruppo di nigeriani ha dato vita ad una furibonda rissa nel quartiere del Quadrivio Spinasanta in piena notte da cui, secondo alcune testimonianze, sarebbe fuggita una donna che, completamente senza vestiti, ha percorso buona parte delle strade del centro di Agrigento forse per cercare un riparo.

Poche ore dopo questo episodio, dal quartiere del Villaggio Mosè un altro grave fato di cronaca: due operatrici di un centro d’accoglienza vengono rinchiuse dentro una stanza e minacciate da un gruppo di migranti. Soltanto l’arrivo della Polizia riesce ad evitare il peggio e vengono arrestati tre nigeriani ed un gambiano. All’origine dell’episodio il malcontento per la mancata erogazione del pocket money ed altre richieste effettuate dai migranti più “facinorosi”. Quest’ultimo episodio fa parte di una schiera di eventi molto simili, più volte negli ultimi anni infatti ad Agrigento si rincorrono notizie su disordini in alcuni centri. Ma quanto accaduto al Villaggio Mosè diventa di dominio nazionale per via dell’intervento di Matteo Salvini: “Cose del genere non vanno tollerate”, dichiara il ministro dell’interno.

Adesso, proprio da un centro d’accoglienza del Villaggio Mosè, arriva la segnalazione di un altro importante episodio. I quotidiani locali parlano di una segnalazione lanciata da un gestore insospettito per alcuni strani “movimenti” notati all’interno della struttura. È quindi lo stesso gestore a richiedere l’intervento dei poliziotti, i quali all’interno del centro trovano un pacchetto di sigarette con all’interno 24 grammi di hashish. L’oggetto in questione sembra essere stato abbandonato, gettato via nel momento in cui ci si è accorti dei controlli. E gli stessi poliziotti non escluderebbero che dentro la struttura ci siano altre sostanze stupefacenti che alcuni hanno nascosto, oppure anche occultato. Tanto basta però per tramutare in certezza i sospetti: dentro alcuni centri potrebbero nascondersi spacciatori.

Nei mesi scorsi Polizia e Carabinieri hanno trovato alcuni extra comunitari di origine africana in possesso di droga anche nel centro storico, in alcuni casi già pronta per essere venduta nelle piazze di spaccio agrigentine. Un’altra conferma di come il market delle sostanze stupefacenti potrebbe aver preso piede in modo importante tra i migranti.

Il timore è che alcuni centri possano essere luoghi in cui avviene smercio e spaccio di droga: dall’hashish alla marijuana, ma anche altri tipi di sostanze stupefacenti. Così come si legge su AgrigentoNotizie, i poliziotti non escludono la possibilità di nuovi blitz volti ad accertare ed eventualmente reprimere lo spaccio nei centri di accoglienza per i richiedenti asilo. Ci sarebbero alcuni dubbi riguardanti altre strutture, non solo nel quartiere del Villaggio Mosè ma anche in altre zone della città dei templi.

Tra timori per la diffusione e lo smercio di droga, risse ed animate proteste all’interno delle strutture, quello dei centri d’accoglienza nel capoluogo della provincia che assiste ogni anno al numero più alto di sbarchi appare essere un’importante situazione al vaglio delle forze dell’ordine.

La paura più grande, spesso affermata sottovoce, è che la permanenza in pianta stabile di diversi extracomunitari di origine africana in città possa far insinuare nel territorio la criminalità proveniente da alcuni paesi del continente nero. A partire dalla Nigeria, la cui mafia locale mostra da anni nel resto d’Italia ampi segni di volontà di inserimento in specifici settori delle attività criminali.

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