C'è bagarre attorno alla Chiesa cinese: la lettera che il cardinale Joseph Zen ha inoltrato agli altri cardinali nel mese di settembre è stata pubblicata nella mattinata di oggi; in questi giorni, numerose fonti rilanciano su come il governo di Pechino stia per adottare nuove "restrizioni" in materia di libertà religiosa.
Sembrano due trame differenti, ma fanno parte dell'unica grande questione, che è quella che ruota attorno alla condizione dei cattolici cinesi. Andiamo con ordine, partendo da una premessa: il Vaticano, nell'ottobre del 2018, ha stipulato un "accordo provvisorio" con la Repubblica popolare cinese. Il testo del documento non è pubblico, ma alcune delle fattispecie individuate dalle parti possono essere dedotte sulla base dei fatti. Due vescovi cinesi hanno presenziato al Sinodo sui giovani di un anno e mezzo fa. E già questa è una novità. Il Papa, in questi anni, ha istituito nuove diocesi e nominato dei presuli in Cina. E queste sono altre due innovazioni di rilievo. Jorge Mario Bergoglio dovrebbe essere il primo pontefice riconosciuto da Pechino come autorità religiosa legittima.
Il fatto che il Santo Padre abbia ipotizzato, tornando dal viaggio in Giappone e Thailandia, di visitare la Cina non è stato causale: una possibilità concreta esiste. Oltre le premesse, però, vale la pena ricordare come una parte di mondo cattolico - quella ben rappresentata dal sopracitato cardinale di Hong Kong - sia contraria alla stipulazione di quel patto. I conservatori preferirebbero che la Santa Sede non si accordasse proprio, in attesa di sviluppi politici ed ideologici. Sviluppi che, nella visione dei tradizionalisti, potrebbero consentire alla Chiesa cinese di esercitare un ruolo prospettico. Le visioni in campo, dunque, sono almeno due.
E nella missiva firmata dal cardinale Joseph Zen - quella riportata pure da IlSismografo - il cardinale ha scritto, tra i vari punti sollevati, che "fa ribrezzo anche che sovente dichiarano che ciò che stanno facendo è in continuità con il pensiero del papa precedente, mentre l’opposto è vero. Ho fondamento per credere (e spero un giorno di poter dimostrare con documenti di archivio) che l’accordo firmato è lo stesso che Papa Benedetto aveva, a suo tempo, rifiutato di firmare". Joseph Ratzinger, insomma, sarebbe stato contrario. Il parere di Zen alimenta il dibattito su una serie di focus. Tra questi, bisogna annoverare almeno le persecuzioni, che i cattolici continuerebbero a subire, nonostante la stipulazione dell'"accordo provvisorio", e la conseguente mancanza di libertà religiosa, che invece da Pechino si sarebbero impegnati a garantire.
Sullo sfondo, ma neppure troppo, c'è la versione di chi sostiene che in Cina esistano due Chiese: la Chiesa "sotterranea" o "clandestina", cioè quella non facente parte della Associazione patriottica cattolica cinese, che è gestita per vie statali, e la Chiesa "ufficiale", che nella visione dei conservatori è appunto quella filo comunista o comunque non osteggiata dal partito. Zen, che incalza da mesi, ha aggiunto: "C’è qualcosa di logico nei sistemi totalitari? Unica logica è che, al dire di Deng Xiaoping, “un gatto bianco è uguale a un gatto nero”, purché serva agli scopi del Partito. Nell’immediato dopo-Accordo niente è stato cambiato nella politica religiosa del partito, tutto è stato ufficialmente riaffermato e i fatti lo comprovano".
Quasi mentre emergevano questi aspetti dello scritto del cardinale, il Catholic Herald raccontava di come, stando ad Uca News, le "nuove "Misure amministrative per i gruppi religiosi", che si compongono di sei sezioni e 41 articoli, controlleranno ogni aspetto dell'attività religiosa in Cina e imporranno che tutte le religioni e credenti in Cina rispettino le norme emanate dal Partito comunista cinese, che deve essere riconosciuto come l'autorità superiore".
Più di qualche analista ha voluto far notare come queste nuove "restrizioni" appiano in linea con i timori espressi dal cardinale Zen.Il Vaticano e la Repubblica Popolare cinese hanno deciso, al momento della firma, che l'accordo necessita di un biennio per essere verificato. Quella appena iniziata è la seconda annualità.
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