“In aereo i flussi d’aria non eliminano i rischi di contagio”. Lo ha sottolineato Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all'università di Parma e all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano. L’esperto ha spiegato che l'impianto di aerazione verticale non azzera i pericoli perché stando molto vicini la tosse o uno starnuto possono comunque rappresentare un veicolo di contagio tra estranei. In sostanza Signorelli ha precisato che “le goccioline possono comunque infettare il vicino a 50 centimetri” e che l’aspetto fondamentale rimane il distanziamento fisico e l’uso delle mascherina chirurgiche anche in aereo.
Prendiamo il caso di un passeggero infetto all’interno di un velivolo. Bisogna scoprire se i rischi di contagio valgono solo per i passeggeri seduti nelle file vicine oppure se esistono anche per chi si trova a maggiore distanza. E quindi, in base alla risposta, saranno necessarie misure differenti.
Gli studi
Nel 2003 un Boeing 737 decollò da Hong Kong in direzione Pechino per un volo di tre ore. Nel posto 14E, centrale, era seduto un uomo di 72 anni con la febbre, che sarebbe deceduto qualche giorno dopo per una polmonite atipica. Secondo uno studio uscito sul New England Journal of Medicine, nei giorni successivi 22 persone contrassero la Sars o evidenziarono sintomi compatibili, sui 120 passeggeri a bordo dell’aereo.
In base alla spiegazione degli scienziati, forse gli individui furono contagiati su quel volo perché in vari casi svilupparono i sintomi 4 giorni dopo. L’Oms disse che si viene in contatto con un ammalato di Sars se si è stati seduti su un aereo nella stessa fila, nelle due davanti o nelle due dietro, che sono in sostanza quelle raggiungibili dalle goccioline di muco o di saliva.
Nella ricerca del 2003 venne scoperto che le file più in pericolo erano le due davanti ma in realtàà anche due persone posizionate a sette file di distanza furono contagiate, così come due assistenti di volo. E persero la vita 5 passeggeri. Gli studiosi dissero che il possibile contagio degli individui più distanti potrebbe essere successo toccando superfici contaminate o spostandosi. Inoltre, fu ipotizzato che il virus fosse rimasto sospeso nell’aria più tempo del previsto, spostandosi oltre il metro e mezzo. Come riportato da Il Post, la ricerca sul volo del 2003 è basata su un episodio specifico e quindi finisce indizi molto limitati sulla trasmissione della SARS all’interno di un velivolo.
Un altro studio sul tema è quello del 2018 pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences). L’indagine ha stimato il pericolo di trasmissione di un ipotetico virus respiratorio (come quello dell'influenza) su voli transcontinentali della durata dalle 3 ore e mezza alle 5 ore.
Dalla ricerca è emerso un rischio decisamente basso. Basti pensare che un volo con malato arriverebbe a destinazione con una media di 1,7 infetti e solo nel caso di hostess o steward malati, il pericolo sarebbe sensibilmente superiore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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