Alla nascita si chiamava Julio Ernesto Diaz, oggi il suo cognome è cambiato in Turria ed ha un solo desiderio. Quello di tornare in El Salvador, lo Stato dell'America Centrale in cui è stato adottato.
Julio è nato il 26 dicembre 1991 a Santa Ana, oggi ha 25 anni e vive in Sicilia. Ma il suo Paese d'origine è molto lontano dal comune di Giardini Naxos, in provincia di Messina, dove abita. All'età di tre anni è stato adottato da una famiglia italiana ma, durante l'adolescenza, qualcosa dentro di lui è cambiato. Un'insofferenza e un senso di vuoto che pochi mesi fa gli hanno fatto prendere una decisione importante: tornare in El Salvador alla ricerca della sua mamma naturale. Per questo, Julio ha aperto una raccolta fondi online grazie alla quale spera di coprire parte delle spese. Il viaggio non servirà soltanto a lui, ma l'obiettivo ultimo è quello di fondare un'associazione per aiutare in futuro i ragazzi che abbiano il desiderio di trovare le famiglie d'origine.
Julio non ha alcun ricordo in El Salvador. Solo un'immagine impressa nella mente: "Essere con i miei genitori - racconta al Giornale.it - che mi tengono per mano, uno da una parte e l'altro dall'altra, su una strada molto larga su cui passa un autobus molto affollato con persone poverissime. Ma non sono sicuro di questo, può essere un'immagine che mi sono creato con il racconto dei miei genitori, così come un ricordo personale, non l'ho mai capito". Forse anche questo pensiero è frutto del desiderio di tornare nella sua vera casa. Una casa che per Julio, fino all'età di tre anni, era composta dai muri di un orfanatrofio con il fratello più piccolo e altri bambini. Poi l'arrivo dei genitori adottivi e il viaggio verso l'Italia dove, racconta, ha vissuto un'infanzia come tutti gli altri.
Nonostante abbia sempre saputo di essere stato adottato, per Julio non è mai stato un problema. Fino all'adolescenza quando, dice, ha iniziato a vergognarsene. "Mi sentivo limitato e bloccato nel luogo dove vivevo, destinato ad avere la stessa vita dei miei coetanei, e tutto ciò mi stava stretto. Volevo andarmene via e ho iniziato a pensare che i miei genitori avrebbero potuto darmi di più, insistere di più sulla mia educazione e sulla mia formazione, pensare di più a farmi avere un bel futuro e lasciarmi sperimentare ciò che più mi appassionava, come il calcio e il Muay thai". Una continua ricerca di qualcosa in più che ha portato Julio a lasciare la Sicilia per andare a studiare a Padova e poi due mesi a Barcellona insieme alla fidanzata. Ma nulla cambiava, perché Julio cercava se stesso. E se stesso è in El Salvador.
Questo senso di vuoto l'ha accompagnato per moltissimi anni: "Superata l'infanzia mi sentivo sempre più diverso dagli altri, non mi sentivo accettato, facevo fatica ad avere degli amici ed essere io amico degli altri ragazzi. Mi giudicavano per il colore della mia pelle: pur essendo in Sicilia vicino al mare, un po' di abbronzatura in più spaventava i miei coetanei, e per questo rimanevo sempre solo. Col passare del tempo mi sentivo sempre più incompreso e avevo come un vuoto che nessuno riusciva a colmare. L'amore dei miei genitori non bastava e penso che neanche la vicinanza di un amico, anche se avrebbe aiutato. Ero figlio unico, senza fratelli e senza amici".
Julio ora vuole trovare la sua mamma naturale e il motivo, anche se all'apparenza banale, è profondo: "Perché voglio vedere chi è colei che mi ha creato! Voglio capire perché mi ha abbandonato e se si è pentita di ciò che ha fatto. A giugno di quest'anno ho visto e letto per la prima volta i documenti di adozione e il mio certificato di nascita. Ho letto il suo nome, ho visto la sua firma e l'ho un po' conosciuta. Ora so che era una studentessa e che aveva 26 anni quando mi ha dato in adozione. Voglio seguire il mio cuore, e in questo momento il mio cuore vuole solo andare da lei. So che El Salvador è un paese molto pericoloso, l'ambasciata salvadoregna mi ha avvertito, ma io ci voglio comunque andare. Lo desidero davvero tanto". Da questo viaggio Julio spera di riuscire ad avere delle risposte per poter andare avanti nella vita senza più provare quel sentimento di abbandono che lo accompagna ormai da troppi anni. "Spero anche di poter essere più tranquillo e vivere più serenamente - spiega - senza questo continuo tormento che non mi dà pace".
Nonostante le conseguenze psicologiche che l'adozione comporta, Julio non ha dubbi su cosa sia giusto fare: "Chi, come i miei genitori, addotta un bambino perché non può averlo, sicuramente è mosso da un po' di egoismo, perché è un loro desiderio, non una scelta fatta dal bambino, specialmente il fatto di abbandonare il proprio Paese.
Allo stesso tempo, però, penso sia anche un grande gesto d'amore, perché alla fine è meglio far vivere un bambino in una casa e con una famiglia, piuttosto che in un orfanotrofio. Chi augurerebbe a dei bambini una vita in orfanotrofio?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.