Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, sotterra l'ascia di guerra levata finora contro il premier Matteo Renzi in più di un'occasione negli ultimi tempi. Evidentemente il presidente avverte il pericolo che affondi completamente il barcone targato Pd, già colpito nell'ultima tornata elettorale.
Le dichiarazioni all’Ansa del governatore della Puglia sono lontanissime nei toni dalle bordate del recente passato.
Il lungo braccio di ferro tra Renzi ed Emiliano ha creato fratture all'interno del Pd; lo hanno dimostrato - come dicevamo - i risultati delle ultime elezioni amministrative, commissariamenti e inciuci compresi. Ora, in merito al referendum costituzionale, Emiliano sembra quasi redento. Per il presidente della Regione Puglia, infatti, il voto non può essere visto come “un plebiscito sulla leadership" di Matteo Renzi: “Se il Pd dovesse commettere questo errore è chiaro che rischiamo di perderlo in ogni caso.” Forse l’esercizio d'opposizione interna non è servito. Anzi, dopo il 5 giugno, sembra aver creato nel Pd pugliese una certa instabilità. Il partito ha subito un duro colpo alle elezioni.
Emiliano, da uomo di diritto, ricorda anche qualche nozione di diritto costituzionale: “ Il presidente del Consiglio si dimette solo in un caso: quando il Parlamento lo sfiducia, o quando lui teme che il Parlamento non abbia più fiducia in lui. Ma il Parlamento gli ha affidato il compito di guidare le riforme costituzionali e lui questo compito l'ha assolto. Quindi il parlamento non può lamentarsi di Matteo Renzi. – e continua –Il premier deve accettare che il giorno del referendum, in perfetta libertà, ognuno decida se deve votare sì o no".
Il presidente del consiglio in risposta usa toni duri e fa una battuta dicendo alla trasmissione otto e mezzo "Noi nel partito ci entreremo con il lanciafiamme, subito dopo i ballottaggi", per fare i conti specialmente con chi non partecipa attivamente alla campagna per il sì al referendum costituzionale. Emiliano si definisce "addolorato" per l'espressione usata dal premier, ma uomo avvisato...
E tuttavia il governatore aggiunge “Non ho riconosciuto Matteo Renzi in quelle parole.
Quindi gli ho fatto un tweet in cui gli ho detto che non credevo alla durezza delle sue parole, e che speravo in una sua smentita. Ma ancora non è arrivata”.Aspettando il suono dolce del cinguettio social per ora da Roma si odono solo tamburi di guerra.
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