Sono «in corso di consegna le lettere di sospensione contrattuale e degli ordini di lavoro con i fornitori del centro oli» di Viggiano (Potenza) dell’Eni, bloccato dal 31 marzo scorso in seguito all’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Lo ha annunciato l’Eni, precisando che nel centro lavorano «attualmente» 354 dipendenti per i quali, oggi, la compagnia ha annunciato ai sindacati l’avvio delle procedure di «riallocazione» e, «contestualmente», quelle di richiesta della cassa integrazione.
L’Eni «avvierà nell’immediato un piano di riallocazione» dei dipendenti di Viggiano «nell’ambito delle proprie attività». Per altri «contestualmente attiverà le procedure per la richiesta delle misure di supporto al reddito dei lavoratori».
La compagnia ha ribadito la volontà di ricorrere alla Corte di Cassazione contro la conferma, da parte del Tribunale del riesame di Potenza, dei sequestri delle due vasche nel centro oli e del pozzo di reiniezione di Montemurro (Potenza) e l’intenzione di chiedere «un incidente probatorio tecnico in contraddittorio con la Procura: un’istanza in tal senso sarà depositata a breve», ha precisato l’Eni: «L’istanza - è scritto in una nota della compagnia - farà leva proprio sulle chiare evidenze scientifiche elaborate da un collegio di periti indipendenti che conferma il rispetto da parte dell’impianto delle best practice internazionali, adottate per impianti analoghi in tutto il mondo, e della normativa italiana».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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