A finire nel registro degli indagati per la rissa scoppiata mercoledì scorso nel centro di accoglienza di via del Frantoio, nel quartiere Tiburtino III, è la donna di quarant’anni che aveva denunciato di essere stata sequestrata dai migranti assieme al nipotino dodicenne e trattenuta con la forza all’interno del centro, dopo aver avuto una discussione con un quarantenne eritreo.
Pamela, questo il nome della protagonista del diverbio con l’uomo accusato di aver tirato sassi contro il figlio della donna e altri bambini che giocavano con lui, è indagata per lesioni aggravate dall’uso dell’arma. Potrebbe essere stata lei, quindi, secondo le testimonianze raccolte nell’informativa presentata stamane dai carabinieri al pm Alberto Galanti, incaricato di far luce sulla vicenda, a ferire alla schiena Yacob M., ora ricoverato all’ospedale Sandro Pertini di Roma.
Inizialmente, secondo la ricostruzione fornita da un testimone oculare delle violenze ai microfoni di SkyTG24, si pensava che potesse essere stato il ragazzino dodicenne, nipote della donna, ad aver colpito il migrante alla schiena con un “pezzo di ferro” durante gli attimi concitati del parapiglia tra migranti e residenti. Versione, questa, respinta dal padre del bambino che, in un’intervista all’Agi aveva puntato, invece, il dito contro i migranti ospiti del centro gestito dalla Croce Rossa.
Dalle colonne di Repubblica, inoltre, è lo stesso Yacob ad accusare “una donna” di averlo colpito “con una sbarra di ferro". L’eritreo, che ha problemi psichici, ha poi negato di aver lanciato sassi contro i bambini. "Non ho idea di chi l'abbia ferito, io sono tranquilla, forse si sono accoltellati tra di loro”, aveva detto, per contro, la quarantenne protagonista della lite che ha fatto scattare la rabbia dei residenti del quartiere, il giorno successivo agli scontri. “Se ci sono le telecamere nel centro e un'inchiesta in corso si capirà la verità", aveva aggiunto Pamela.
La donna, con problemi di alcol e droga, aveva denunciato di essere stata sequestrata e picchiata da un centinaio di migranti una volta arrivata all’interno del centro, dove aveva rincorso l’eritreo, mostrando le ferite riportate durante la colluttazione. La sua versione, però, secondo quanto riporta l'Ansa, è stata smentita da alcuni testimoni. Ora starà alla Procura di Roma chiarire quanto accaduto.
"Attendiamo fiduciosi l'esito delle indagini, la vita al presidio umanitario sta cercando di riprendere la sua normalità”, ha scritto in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, Debora Diodati, presidente della Croce Rossa di Roma, che gestisce il centro di accoglienza finito al centro dei fatti.
“Ringrazio tutti coloro che in questi giorni ci hanno espresso solidarietà, un ringraziamento anche alle forze dell'ordine per il grande lavoro che hanno svolto e stanno continuando a svolgere in queste ore", ha poi proseguito la presidente, commentando la notizia dell'iscrizione della donna nel registro degli indagati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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