Oggi Donald Trump diventa ufficialmente candidato alla Casa Bianca per i repubblicani americani. Un passaggio formale, visto che il tycoon non ha mai avuto avversari e che le primarie si sono rivelate una pura formalità. I sondaggi lo danno costantemente in vantaggio sul rivale Biden e l'attentato subito rafforza questa tendenza. In Europa i cittadini con orientamenti conservatori tifano Trump come se le elezioni ci riguardassero direttamente, come se in palio ci fosse il governo dell'Europa e quindi i nostri interessi. È un fatto naturale, un riflesso condizionato che non tiene però conto di un particolare tutt'altro che secondario: se dovesse vincere Trump, governerà non noi, bensì l'America, che oltre che lontana ha interessi economici e geopolitici non sempre coincidenti con i nostri. E anche questa volta governerà al motto di «America first», efficace sintesi di un programma di politica interna ed estera che esclude, o addirittura contrasta, tutto ciò che non è conveniente per gli Stati Uniti.
Detto in altri termini: a Trump dell'Europa interessa poco o nulla, le sue politiche commerciali ed economiche affondano le radici in un neo protezionismo esasperato che promette poco di buono per le nostre imprese; il suo interesse perché il blocco occidentale difenda la sua influenza sull'area mediterranea, sotto pressione da parte di Cina e Russia, arriva in fondo alla sua lista delle priorità.
Il nuovo governo europeo che oggi si insedia si troverà insomma, se non orfano, certo più scoperto dall'ombrello protettivo americano, proprio mentre l'Europa si trova alle prese con i problemi e la crisi più gravi dalla fine della Seconda guerra mondiale. Sarei ovviamente felice che i conservatori americani riconquistassero l'America, ma a patto che i conservatori americani non diventino nemici dei conservatori europei, che peraltro già se la devono vedere in casa con le sinistre europee peggiori della storia.
Tutto questo per dire che bene fa Giorgia Meloni a provare fino all'ultimo oggi si decide
di tenere il suo partito e l'Italia nel governo dell'Europa, a costo - parafrasando la celebre frase di Montanelli - di «turarsi il naso e votare Von der Leyen». Perché, tra America e Europa, cornuti e mazziati anche no.
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