Era stato presentato come il farmaco della speranza contro il nuovo coronavirus. Ma poco dopo, l'antimalarico che sembrava essere efficace contro il Covid-19 è finito al centro del dibattito internazionale, suscitando dubbi e paure. Il farmaco in questione è la clorochina (il cui derivato è l'idrossiclorochina), che viene usato nel trattamento della malaria e contro l'artrite reumatoide.
I dubbi sulla clorochina
Già a fine aprile, un comunicato dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) richiamava l'attenzione sul "rischio di gravi effetti indesiderati con clorochina e idrossiclorochina". Gli ultimi studi, infatti, avevano mostrato "gravi disturbi del ritmo cardiaco, in alcuni casi fatali", nei pazienti Covid-19 trattati con il farmaco antimalarico, se assunto in dosi elevate. In particolare, una ricerca pubblicata su Jama sottolineava l'effetto dannoso della somministrazioni di dosi elevate di clorochina. I risultati dello studio mostravano che la mortalità fino al 13esimo giorno corrispondeva al 39% (16 su 41) nei pazienti trattati con alti dosaggi e al 15% (6 su 40) in quelli cui era stato somministrato un basso dosaggio del farmaco. "I risultati preliminari di questo studio suggeriscono che il dosaggio CQ più alto non dovrebbe essere raccomandato per i pazienti in condizioni critiche con Covid-19- si legge nella conclusione dello studio- a causa dei suoi potenziali rischi per la sicurezza, specialmente se assunto in concomitanza con azitromicina e oseltamivir. Questi risultati non possono essere estrapolati a pazienti con Covid-19 non gravi". Se la malattia si presenta già in stato avanzato, l'anti malarico sembra poter portare al rischio di "aritmie ventricolari ed eventi cardiovascolari" nel pazienti ricoverati in terapia intensiva. Inoltre, alcuni studi non avrebbero rilevato differenze sostanziali tra chi ha assunto un placebo e chi è stato trattato con idrossiclorochina.
Lo studio sulla mortalità
Dopo l'emergere dei primi dubbi, sono stati condotti diversi studi sul tema. L'ultimo, pubblicato su The Lancet la scorsa settimana, è stato condotto su 96mila persone in tutto il mondo. Secondo quanto riporta AdnKronos, che ha visionato la ricerca, sembra che i pazienti trattati con clorochina o idrossiclorochina abbiano più alte possibilità di morire, rispetto a chi non è stato curato con l'antimalarico. Inoltre, i due farmaci aumenterebbero anche la probabilità di sviluppare aritmia, che potrebbe portare alla morte per arresto cardiaco improvviso.
L'analisi si basa sulle cartelle cliniche dei pazienti positivi al Covid-19, ricoverati in 671 strutture di tutto il mondo, tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020. Su 96mila malati, 15mla sono stati trattati con clorochina o idrossiclorichina da sole o con l'aggiunta di antibiotici come azitromicina o claritromicina, a 48 ore dalla diagnosi. La differenza tra i pazienti trattati con l'antimalarico e gli altri, si legge nello studio, è stata "impressionante": per chi ha ricevuto idrossiclorochina il rischio di morire è aumentato del 34% e del 137% quello di avere una aritmia grave, mentre per chi ha preso idrossiclorochina associata a una terapia antibiotica le percentuali sono aumentate rispettivamente del 45% e del 411%. Con l'uso della clorochina il rischio di morte è aumentato del 37% e quello di aritmia severa del 256%, mentre per clorochina associata ad antibiotico, i valori sono rispettivamente +37% e +301%.
"Questo è il primo studio su larga scala con prove statisticamente solide che dimostrano che il trattamento con clorochina o idrossiclorochina non beneficia i pazienti con Covid-19", ha detto l'autore dello studio Mandeep Mehra, capo della ricerca e direttore del Brigham and Women's Hospital Center per malattia cardiaca avanzata a Boston, Stati Uniti.
La sospensione del trattamento
Tre giorni fa, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha annunciato la sospensione degli studi clinici sull'idrossiclorochina come potenziale trattamento per il Covid-19. Il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus ha annunciato che la decisione è stata presa dopo lo studio pubblicato su The Lancet, in cui viene sottolineata la possibilità dell'aumento del rischio di morte per i pazienti trattati con il farmaco antimalarico. La preoccupazione sulle due sostanze, ha sottolineato il direttore, è relativa al loro uso su malati di Covid-19, mentre "questi farmaci sono generalmente considerati sicuri per l'uso per pazienti con malattie autoimmuni o affetti da malaria".
Il giorno dopo, il 26 maggio 2020, anche l'Aifa ha pubblicato una nota, indicando la sospensione all'autorizzazione all'uso di "idrossiclorochina per il trattamento del Covid-19 al di fuori degli studi clinici". Nel testo viene spiegato come "nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da Sars-CoV-2" abbiano rilevato "un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti". Per questo, spiega l'Agenzia italiana del farmaco, in attesa di prove più solide a riguardo, viene sospesa "l'autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da Sars-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare".
Ma qualcuno usa ancora il farmaco
Altri Paesi europei sono arrivati alla stessa conclusione dell'Italia. La Francia, per esempio, ha proibito il farmaco dopo che l'Alto consiglio della sanità pubblica e l'Agenzia del farmaco hanno evidenziato i rischi e l'inefficacia del trattamento. Ma, nonostante i dubbi sull'efficacia dei due medicinali, c'è chi continua ad usarli. È il caso degli Stati Uniti, che vedono il presidente Donald Trump in prima linea nel sostenere l'uso dell'idrossiclorochina per trattare il Covid-19, tanto da aver annunciato di averla assunta lui stesso. Contro il farmaco anti malarico si era schierato, invece, il virologo Anthony Fauci, mettendo in guardia dagli effetti collaterali registrati.
Si è sistemato accanto a Trump anche Jair Bolsonaro, presidente del Brasile, che ha dato il via libera all'uso del farmaco sotto accusa, fin dalla prima comparsa dei sintomi, ma facendo firmare una liberatoria in cui sono espressi tutti i potenziali danni. Anche l'India, ieri, ha approvato la somministrazione del medicinale come profilassi contro il virus agli operatori sanitari e ai lavoratori, affermando di non aver riscontrato importanti effetti collaterali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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