La data fissata per l'inzio degli spostamenti tra regioni potrebbe essere il 3 giugno. E il condizionale, mai come in questi casi, è d'obbligo in quanto nulla vieta che lo scenario possa cambiare da un momento all'altro a fronte di una malagurata inversione del trend epidemiologico.
Una cosa è certa: tutto dipenderà dai dati relativi ai contagi. Sebbene il premier Giuseppe Conte abbia annunciato, nel corso della conferenza stampa di sabato 16 maggio, che ci sarà una ''maggiore libertà di circolazione" sul territorio nazionale, resta di primaria e fondamentale importanza l'attività di monitoraggio dei casi di positività al Covid-19. Sarà quello l'unico parametro di riferimento per stabilire condizioni utili a garantire gli spostamenti in totale sicurezza. Poi, spetterà ai singoli governi regionali decidere e varare ordinanze ad hoc.
Le parole del ministro Boccia
Che il 3 giugno possa esserci un ripristino totale della mobilità è, dunque, ancora da accertare. L'indiscrezione trapela dalle parole del ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, che in audizione odierna alla Commissione Federalismo fiscale alla Camera, fissa le condizioni affinché possa davvero concretarsi entro il termine prefissato. "L’ipotesi di programmare le riaperture interregionali dal 3 giugno è stata ufficializzata - conferma - ma a condizione che si rispettino i dati del monitoraggio. Se una regione è ad alto rischio, è evidente che non può partecipare alla mobilità interregionale".
La data chiave
Alla luce di quanto afferma il ministro Boccia, e considerando che i dati del monitoraggio settimanale vengono diffusi ogni venerdì, è molto probabile che la ''data chiave'' per decretare la riapertura dei confini regionali sarà il 29 maggio. Inoltre, se una Regione dovesse rientrare tra quelle ''ad alto rischio'', potrebbe essere esclusa dalla mobilità interregionale e scatterebbero, per quel territorio, misure ben più stringenti per gli spostamenti. I dati del monitoraggio al termine del lockdown segnalavano come Regioni a rischio ''moderato'' solo Molise, Umbria e Lombardia. Nessuna regione rientrava nella classificazione di rischio ''alto''.
L'indice di trasmettibilità RT
Il monitoraggio viene effettuato dal ministero della Salute in accordo con l’Istituto superiore di Sanità sulla base dei dati raccolti dalle Regioni e classificati in 21 diversi parametri. Il parametro per determinare il cosiddetto ''indice di trasmettibilità'' è il fattore RT che, in estrema sintesi, descrive il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia ed è diverso da R0 (la misura potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva nella sua fase iniziale). Il virus SARS Cov-2 ha un R0, in media, di 2,5 casi secondari, mentre l’indice di trasmissibilità Rt, in questo momento, è compreso tra 0,2 e 0,7.
Se il valore dovesse permanere stabile o decrescere nelle prossime settimane, allora vorrà dire che saranno diminuiti ulteriormente i contagi e dunque non ci sarebbe alcun pericolo per la riapertura dei confini regionali.
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