Il fenomeno degli sbarchi fantasma

Sicilia e Sardegna fanno i conti con il fenomeno degli sbarchi fantasma: nell'agrigentino l'ultimo approdo lo scorso 7 aprile, le partenze avvengono quasi sempre dalla Tunisia e cresce forte il sospetto di infiltrazioni jihadiste.

Il fenomeno degli sbarchi fantasma

Una o più imbarcazioni alla deriva vicino la spiaggia, alcuni vestiti abbandonati di fretta e furia e poi il nulla: al rumore delle onde del mare, non si sostituisce il classico brusio di un gruppo in fuga o di persone che cercano di allontanarsi da un determinato luogo. È per questo che si parla di sbarchi fantasma: ci sono tutti i segni che un determinato gruppi di migranti è approdato in una spiaggia isolata della Sicilia, ma di loro poi non si sa nulla.

L’estate 2017 è stata contrassegnata, soprattutto in provincia di Agrigento, da sbarchi del genere: tutto è iniziato il 14 giugno, quando il presidente dell’associazione MareAmico, Claudio Lombardo, nota due piccole imbarcazioni arenate sulla spiaggia di Zingarello, una delle più suggestive ma anche isolate all’interno del territorio comunale di Agrigento. Alcuni vestiti abbandonati sull’arenile, qualche oggetto personale e la sensazione che da lì almeno una cinquantina di persone durante la notte precedente si sono frettolosamente allontanate facendo perdere ogni traccia.

Sembrava all’inizio un caso isolato, poi lungo tutta la bella stagione è diventata la normalità: non è passato giorno senza segnalazioni di barche arenate, di oggetti abbandonati e di segni di repentine fughe lungo l’arenile agrigentino. Dalle spiagge licatesi di Torre di Gaffe, fino all’area Drasi ed a Zingarello tra i comuni di Agrigento e Palma di Montechiaro, proseguendo poi per le località suggestive e poco urbanizzate de Le Pergole e Torre Salsa, tra i territori di Realmonte e Siculiana; gli sbarchi fantasma non hanno risparmiato anche gli arenili di Sciacca e Menfi, per le forze dell’ordine della provincia di Agrigento è stata un’estate di grande pressione.

A volte gli abitanti che in estate alloggiano nelle case di campagna, in quelle contrade dove il verde lascia poi spazio alla sabbia delle spiagge più suggestive di questo angolo di Sicilia, hanno segnalato di notte strani movimenti con gruppi di persone che si spostavano tra i boschi a ridosso del mare armati di torce e lampade per raggiungere la SS 115, l’arteria che attraversa per intero la costa agrigentina e che unisce le principali città della provincia. In alcuni casi invece, proprio lungo la statale, Polizia e Carabinieri sono riusciti ad intercettare gruppi di migranti, spesso tunisini, in fuga dal luogo in cui sono sbarcati.

Ma il più delle volte dei magrebini approdati in Sicilia nella scorsa estate, non si è mai saputo più nulla: volatilizzati e scomparsi come dei fantasmi appunto, come un qualcosa che ha solo lasciato una traccia ma che difficilmente potrà essere realmente compresa fino in fondo. A settembre una foto scattata in una spiaggia vicino Siculiana ha posto più di un interrogativo a cittadini ed inquirenti: nello scatto, effettuato dopo un ennesimo sbarco fantasma, si vedeva distintamente una maglietta con la scritta “Haters Paris”. Forse solo un caso, forse soltanto un indumento distribuito casualmente prima di partire dalle coste africane, ma in tanti hanno iniziato ad insospettirsi circa la possibile presenza di terroristi tra i barconi degli sbarchi fantasma.

Il 18 settembre del 2017 è stato lo stesso procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, a “non escludere” infiltrazioni jihadiste tra i migranti sbarcati e poi spariti durante tutta l’estate in Sicilia. Anche perché tutti i viaggi della speranza che terminano quasi indisturbati nell’agrigentino, partono dalla Tunisia: da Al Huwariyah e da Biserta si paga di più perché si approda ad Agrigento e c’è possibilità di fuggire, da Sfax i migranti pagano di meno perché si arriva a Lampedusa e quasi certamente si finirà all’interno del locale Cie. Le rotte partono quindi dal paese africano che più di ogni altro ha fornito foreign fighters all’Isis, impossibile quindi non andare con il pensiero (e con le indagini) ad infiltrazioni di stampo jihadista.

L’ultima inchiesta, che nelle scorse ore ha spedito in carcere diciannove soggetti, punta proprio sulla possibilità che a bordo dei gommoni approdati questa volta nel trapanese nei mesi scorsi, possano essere saliti “noti personaggi” nel mondo della criminalità tunisina e delle fazioni islamiste.

In Sicilia, come in Sardegna: nel Sulcis cambia la nazione di partenza, ma le scene sono identiche. Barche arenate, migranti scomparsi nel nulla ed oggetti abbandonati sulle spiagge; l’unica differenza è che i barconi che arrivano da queste parti salpano dall’Algeria e c’è una pagina su Facebook, denominata Haraga Dz, che documenta ogni spostamento grazie a video e selfie messi in rete dagli stessi migranti.

Anche se effettuati maggiormente durante il periodo estivo, gli sbarchi denominati fantasma sono proseguiti in Sicilia come in Sardegna lungo tutti gli altri mesi dell’anno anche se con diversa intensità. Proprio nello scorso mese di marzo, ad Agrigento nuovamente MareAmico ha documentato l'approdo di un’altra imbarcazione arenata a Zingarello, mentre l’ultimo in ordine di tempo è stato segnalato presso la spiaggia di Bovo Marina, all’interno del comune di Montallegro. In quest’ultimo caso, quindici migranti sono stati fermati dopo la segnalazione di alcuni automobilisti che lungo la SS 115 hanno notato un gruppo di tunisini diretto a piedi verso Agrigento; degli altri però, almeno una cinquantina, nessuna traccia.

Dall’altra parte della costa i governi tunisini ed algerini sembrano fare ben poco, nonostante accordi e buoni rapporti ufficiali con l’Italia; solo sul finire del 2017 si è registrata qualche operazione di polizia in Tunisia volta ad individuare gli organizzatori degli sbarchi fantasma, ma gli effetti sembrano essere stati molto limitati.

In Sicilia ed in Sardegna ci si prepara quindi ad un’altra estate di fuoco, sotto questo profilo: turisti e cittadini proseguono le proprie attività e la propria vita, degli sbarchi ci si rende conto solo quando le barche sono approdate, di

chi c’era a bordo le uniche tracce sono quelle lasciate sugli arenili. E così, anche nella prossima bella stagione, si prevedono altri approdi ed altri fenomeni oramai concepiti quasi come normali vista la loro frequenza.

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