Fermo, lettera di Mancini dal carcere: "Mi sono difeso"

A settembre dal carcere Mancini scrisse una lettera ad un amico a Fermo: "Mi sono solo difeso non sono un assassino"

Fermo, lettera di Mancini dal carcere: "Mi sono difeso"

"Caro amico mio, il carcere è duro e sono dimagrito di diversi chili. Fortunatamente, il personale mi tratta bene ed ho instaurato un buon rapporto anche con i miei compagni di cella". Inizia così la lettera spedita da Amedeo Mancini ad un amico dal carcere in cui si trovava recluso con l'accusa di omicidio di Emmanuel Chidi Nnamdi prima di finire ai domiciliari.

"Non mi hanno lasciato scampo"

"Nonostante sia trascorso tutto questo tempo - dice l'ultrà della Fermana - sono fiducioso cha la verità verrà fuori e che i giudici comprenderanno le mie intenzioni. Tu mi conosci, mi sono solo difeso, non sono un assassino". Non si sente colpevole. Ma maledice quel giorno di luglio che ha cambiato la sua vita. "Stavo andando al mare e non pensavo lontanamente che la mia vita sarebbe stata stravolta da una parola di troppo. Se solo potessi tornare indietro, piuttosto mi morderei le labbra e la lingua pur di non pronunciare quella stupida frase".

Un pensiero anche ad Emmanuel: "Ci penso e mi rendo conto che non c’è più. Questo è terribile. Ma non mi ha lasciato via di uscita: lui e sua moglie non mi hanno dato tregua. Ho cercato in tutti modi di evitare lo scontro: ho tentato di salire sull’autobus, ma mi hanno sbarrato la strada; poi mi sono rifugiato sopra una panchina, quindi sono scappato verso via Veneto. Loro però non mi mollavano, non mi davano tregua. Quando lui mi ha colpito con il segnale stradale ho visto la morte in faccia".

Infine Mancini ha speso parole di affetto per la famiglia per gli sfollati del terremoto che ha colpito il centro

Italia ("E’ brutto sentirsi come dei topi in trappola"). Poi una speranza: "Mi auguro che questo incubo finisca - dice - così da poterti riabbracciare presto, insieme a tutte le persone a me care".

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