Mario Draghi ha licenziato Domenico Arcuri, il commissario all'emergenza Covid che, dalle mascherine ai vaccini passando per tamponi e banchi a rotelle, in un anno di pandemia non ne ha azzeccata una. Al suo posto arriva Francesco Paolo Figliuolo, generale degli Alpini con una vasta esperienza sui più caldi fronti internazionali.
Passo dopo passo nei giorni scorsi toccò al capo della Protezione Civile Angelo Borrelli -, Draghi sta smantellando il «sistema Conte», a riprova che il problema, oltre che nel virus, stava nell'inadeguatezza degli uomini chiamati a combatterlo. Primo fra tutti, ovviamente, l'ex premier e la sua corte dei miracoli (rimasta senza stipendio dall'oggi al domani) che stanno per trasferirsi armi e bagagli a tempo pieno alla faccia di Di Maio e Di Battista nella sala di comando dei Cinque Stelle.
A noi pare che lo scambio sia assai vantaggioso per il Paese: i migliori al comando, gli incapaci a sguazzare in beghe di partito utili a riempire pagine di giornali e ore di talk show, ma irrilevanti per la crescita dell'Italia. Sarà comunque lunga, perché prima di costruire bisogna liberare il campo dalle macerie, ma così lo sarà un po' meno. Onestamente non ce lo vedo un super generale trattare come ha fatto Arcuri - l'acquisto di milioni di mascherine con un caporedattore della Rai in congedo e società fantasma con capitale di mille euro. Né immaginare di vaccinare gli italiani in «primule» ideate da archistar (costo di ognuna 400mila euro) quando il Paese abbonda di strutture pubbliche non utilizzate.
Per tanta gente arruolata dal circo di Conte-Casalino-Arcuri la festa è finita. Del resto si poteva rimanere nelle mani di un partito di maggioranza i Cinque Stelle , il cui leader Beppe Grillo si presenta in pubblico con uno scafandro da palombaro/astronauta? Fuori i buffoni, dentro i generali degli Alpini. Via i chiacchieroni e i twittaroli, largo a chi lavora in silenzio e non annuncia prima di avere fatto.
Arrivano i nostri? Forse sì, forse è la volta buona.
E forse non è un caso che, quando la situazione si fa tosta, la scelta ricada su «servitori dello Stato» (tale è anche Franco Gabrielli, capo della Polizia, che Draghi ha voluto con sé a Palazzo Chigi) invece che sugli amici degli amici.
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