Un accendino e migliaia di aghi secchi accumulati nella pineta. Questo è bastato il 14 luglio scorso per devastare 10mila metri quadrati di Parco Nazionale del Vesuvio, nella zona di via Sopra ai Camaldoli. Ad accendere il fuoco - uno dei tanti che hanno incenerito il vulcano nelle ultime settimane - sarebbe stato un ragazzo di 24 anni, di Torre del Greco: Leonardo Orsino. Già noto alle forze dell’ordine per reati completamente diversi, di tipo predatorio, l’indagato è finito nel carcere napoletano di Poggioreale nella notte con l’accusa di incendio boschivo. Nei suoi confronti i carabinieri della compagnia di Torre del Greco, diretti dal capitano Emanuele Corda, in sinergia con i carabinieri forestali, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata, su richiesta della locale Procura.
Testimonianze, immagini di telecamere di videosorveglianza, intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno consentito agli inquirenti in meno di 15 giorni di raccogliere indizi e prove a sufficienza per stringere il cerchio intorno al presunto autore di un vasto rogo che, oltre a distruggere una parte del Vesuvio, aveva messo in pericolo i residenti del posto, le cui case erano state lambite dalle fiamme. Tra quelle abitazioni c’era anche quella di Orsino, ci viveva con i genitori.
Gli investigatori ipotizzano che dietro tutta questa storia non ci sia la camorra. Teorizzano, e hanno raccolto gli elementi per avvalorarlo, che Orsino avesse solo piacere ad accendere il fuoco. Un piromane, insomma. Che nella vita fa il macellaio.
Prima d’ora non aveva dato segni di questo tipo di ossessione. La mania verso il fuoco si evince però dai dialoghi captati dai militari dell’Arma, nel corso dei quali si è appreso anche che per appiccare l’incendio sarebbe stato usato un semplice accendino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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