Secondo quanto raccontato ai carabinieri dal fidanzato segreto di Saman, la ragazza si era già opposta due anni fa a un matrimonio combinato dal padre con un parente in Pakistan. Avrebbe voluto anche denunciare il genitore ma alla fine rinunciò all’idea. Forse era troppo giovane per opporsi in modo così deciso alla sua famiglia. Anche in seguito rifiutò di sposare il cugino con nozze già programmate per lo scorso 22 dicembre e biglietti aerei per tornare in patria già acquistati.
Il fidanzato: "Saman aveva paura"
Il fidanzato di Saman, un 21enne pakistano, anche lui residente in Italia, ma non in Emilia, aveva conosciuto la 18enne sui social. Una conoscenza che li aveva portati a incontrarsi più volte, nonostante la lontananza. Anche quando Saman era finita in un centro protetto nel Bolognese dopo aver chiesto aiuto ai servizi sociali, ai quali aveva raccontato la sua vita da reclusa in casa. “Lei mi diceva che aveva paura” ha spiegato il giovane agli investigatori del Reparto operativo reggiano diretto da Stefano Bove che lo hanno messo sotto protezione, nella sua abitazione. Anche il 21enne è stato infatti minacciato da Shabbar, il padre di Saman, anche se non in modo diretto, ma tramite la figlia.
Saman aveva paura anche dello zio e dei cugini, e sapeva che loro la “stavano cercando”. A raccontare questi ultimi particolari al Tg2 è stato un altro ragazzo pakistano, Amjad, che verrà ascoltato dai carabinieri, anche lui conosciuto sui social. “Mi aveva raccontato del suo fidanzamento osteggiato in famiglia e del suo sogno, fare la barista, aveva anche chiesto agli assistenti sociali se poteva frequentare dei corsi”. Saman “voleva bene solo al fratello, l’unico della famiglia che le mancasse” ha proseguito Amjad. Il fratello 16enne è lo stesso che ha accusato lo zio di aver ucciso la sorella, e questo dovrà ripeterlo anche in incidente probatorio.
Perché era tornata a casa
Era lo scorso 11 aprile quando Saman, raggiunta la maggiore età, decise volontariamente di andare via dal centro protetto e fare ritorno a casa. Prese la decisione “nonostante gli assistenti sociali l’avessero avvertita di quali rischi avrebbe corso, anche allontanandosi senza dare comunicazioni” ha spiegato il sindaco di Novellara, Elena Carletti. Sembra che la ragazza sia tornata alla sua abitazione per poter riavere i suoi documenti, tra i quali la carta di identità che aveva tenuto il padre. Grazie a quella avrebbe potuto viaggiare anche all’estero e cominciare una nuova vita insieme al suo fidanzato. O forse, come ipotizzato da un investigatore, sarebbe tornata a casa per tentare di riavvicinarsi alla sua famiglia.
Le sue ultime immagini sono quelle riprese da una telecamera di sicurezza che la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio l’ha immortalata mentre esce di casa con i suoi genitori, vestita con un abito tradizionale pakistano e il suo zainetto verde in spalla. Da quel momento di Saman non si è saputo più nulla. In quel video i tre, padre madre e figlia, si incamminano in un viottolo di campagna, alla fine del quale, ad attenderla, c’era forse lo zio 33enne, Danish Hasnain, pronto a ucciderla. Quando nel video si vedono i genitori tornare verso casa, Saman non c’è.
Come riportato dal Corriere, anche le celle dei telefonini confermerebbero quanto ipotizzato dagli investigatori.
In un altro video choc si vede il padre che esce ancora una volta da casa, solo, e ripercorre lo stesso viottolo. Poco dopo l’uomo ricompare nelle immagini e ha in mano lo zainetto verde di Saman. Dello zaino non c’è più traccia, così come della 18enne, che a quel punto era forse già morta e il suo corpo seppellito chissà dove.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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