Una perquisizione, eseguita dalla Guardia di Finanza, è in corso nella sede centrale della Banca Popolare di Vicenza. I finanzieri stanno eseguendo un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica vicentina in merito a un'inchiesta sulla gestione dell'istituto di credito, già guidato da Gianni Zonin, indagato con l'accusa di ostacolo alle autorità di vigilanza.
Lo scandalo della Pop di Vicenza è iniziato a seguito di una ispezione, condotta tra il 26 febbraio e il 3 luglio 2015, della Banca centrale europea che si è accorta che l'istituto vicentino ha rifilato a 58mila azionisti, che non erano in linea con la direttiva europea, titoli ad alto rischio. "Gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 - si legge nel documento della Bce - sono stati portati a termine adottando un approccio non in linea con le normative Mifid, poiché la Bpvi non ha stilato il profilo di rischio completo dei clienti attraverso i test prescritti oppure li ha alterati a suo vantaggio". Quello che emerge dal report dell'istituto centrale è agghiacciante. Perché gli azionisti non solo non venivano assistiti correttamente dalla banca, ma venivano addirittura informati con semplici lettere che avrebbero dovuto essere rispedite in filiale dopo essere state firmate.
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