Il palazzo dei gesuiti di Firenze in mano a 90 somali. A capo della rivolta c’è Lorenzo Bargellini, leader del movimento di lotta per la casa, nipote dell’ex sindaco Piero Bargellini, che ha guidato l’occupazione dello stabile.
La sede della comunità dei gesuiti di via Silvio Spaventa è grande 3500 metri e dal 17 gennaio è teatro di un conflitto tra legalità e solidarietà. Qui, da un mese e mezzo, vivono abusivamente i somali che provenivano da Sesto Fiorentino, nel capannone ex Aiazzone che ha preso fuoco e dove ha perso la vita il connazionale Ali Muse. Il sindaco Dario Nardella punta allo sgombero dell’edificio, ma padre Ennio Brovedani, 73 anni, l’unico gesuita rimasto a Firenze come direttore dell’istituto culturale Stensen, amico del cardinale Carlo Maria Martini e di Romano Prodi, si è opposto.
“Non potevo oppormi all’occupazione. È prevalso in me quel sentimento di pastoralità che dovrebbe caratterizzare ogni uomo di fede e a maggior ragione ogni religioso e sacerdote: prima di tutto la persona e poi anche la legalità (palesemente infranta). Senza legalità, infatti, non è possibile alcuna integrazione e convivenza civile”, ha spiegato padre Brovedani a Toscana oggi, settimanale delle diocesi toscane. Secondo ilfattoquotidiano.it, se il frate avesse chiesto lo sgombero avrebbe dato motivo a Matteo Salvini di dire: “Papa Francesco chiede di accogliere gli immigrati ma i gesuiti chiedono lo sgombero dei somali”.
Ma il cardinale Giuseppe Betori ha fatto sapere che quell’occupazione non lo riguarda e quindi non intende entrare“nel merito della vicenda specifica, che è al di fuori della responsabilità della diocesi, avendo come protagonisti le istituzioni civili e i religiosi Gesuiti, proprietari dell’immobile, che si esprimono attraverso i propri Superiori, i quali non rispondono al vescovo, ma direttamente alla Santa Sede”. Per padre Brovedani, invece. occorre evitare un conflitto di valori: “Tra i valori perseguiti (nella fattispecie la legalità) e i valori eventualmente violati dalle possibili conseguenze dell’agire secondo i requisiti della legge”. Padre Brovedani, nei giorni scorsi si è incontrato con i vertici romani dei gesuiti, e ha trovato l’accordo per “una risoluzione ragionevole della situazione, che concili da un lato l’esigenza istituzionale del rispetto della legalità e dall’altro eviti un ulteriore svilimento della dignità dei rifugiati”.
Il prefetto Alessio Giuffrida, in collaborazione con il capo della comunità somala Osman Gaal, ha stilato una lista di 26 occupanti, che si sono detti disponibili a lasciare l’Italia. Altri somali potrebbero entrare nel percorso Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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