Foggia, don cacciato in gran segreto per abusi su minori diventa allenatore e ne violenta 11 baby calciatori

Don Giani Trotta viene ridotto allo stato laicale nel 2012 dopo diverse denunce in veniva accusato di violenze su minori. Ma la Curia non vuole che si sappia. Trotta per la comunità rimane don e si mette ad allenare la squadra di calcio del paese, abusando così di 11 ragazzini

Foggia, don cacciato in gran segreto per abusi su minori diventa allenatore e ne violenta 11 baby calciatori

C'è una storia terribile a Foggia, fatta di silenzi e abusi, di un prete stupratore e pedofilo e delle giovani vite di bimbi spezzate senza pietà. È la vicenda che ha come orco Don Gianni.

La storia di don Gianni

Nel 2012, la Curia caccia in gran segreto Don Gianni Trotta per "essere colpevole di delitti con minori contro il sesto precetto del decalogo (non commettere adulterio)", riducendolo così allo stato laicale, la pena più dura che può essere inflitta. Ma le prime denunce sono datate 2009: tre anni per arrivare a una scelta. Punito, ma non denunciato alla Procura. Un ordine del cardinale Joseph Levada, a capo della Congregazione, chiede che "la nuova condizione di sacerdote dimesso non dia candalo ai fedeli". Quindi silenzio sulla punizione, nessuno deve sapere.

Un ordine che è costato caro, non alla chiesa ma a dei bambini. Ora il prete si trova in carcere, condannato nell'ottobre del 2015 a otto anni di reclusione per violenza sessuale su un 11enne e per produzione di materiale pedo pornografico. Con le stesse accuse si appresta a tornare davanti al giudice per reati commessi ai danni di un'altra decina di bambini. Queste violenze si sono perpetrate dopo la pena inflitta dalla Chiesa, che ha mantenuto il segreto.

L'arresto e la condanna

Il 15 novembre del 2014 scatta una perquisizione grazie alla giovane sostituta procuratrice di Bari, Simona Filoni. In una denuncia infatti si legge: "C'è un signore che ha chieso a mia figlia di 11anni, su internet, le sue foto nuda". Un investigatore dopo anni rivela su La Repubblica: "La cosa più orribile che mi era mai capitata di vedere. Filmati, dvd, foto, chat a ogni ora, solo con bambini, tutto conservato "nel soppalco a casa della madre 90enne". I bambini nelle testimonianze lo chiamano tutti Don Gianni, l'allenatore della squadra del paese. Ebbene sì, perché dopo essere stato ridotto allo stato laicale è andato a fare il mister. E nessuno gli ha impedito di non farlo.

E come mai? Trotta non è più prete dal 2012. Nessuno può saperlo, la chiesa ha "ordinato il silenzio". Tant'è che in paese tutti lo credono ancora don: "Al funerale del padre aveva il collarino ecclesiastico". E ancora: "Frequetava la chiesa, ci aveva detto che era in attesa di una nuova destinazione". Sorge naturale una domanda: perché gli è stato consentito di frequentare i bambini nonostante i suoi precedenti? Dal punto di vista del diritto canonico, la sentenza della Congregazione è inattaccabile: la pena massima è stata inflitta e la legge italiana non può nulla, fanno ,notare i tecnici su La Repubblica.

Quella squadra di bambini tempestata di avances poteva essere salvata se solo il vescovo dell'epoca, monsignor Domenico Cornacchia, lo avesse denunciato, impedendogli il ruolo di

allenatore. Ovviamente Cornacchia scansa le accuse: "Ma io non sapevo nulla di Trotta". E prosegue: "Non era un presbitero diocesano, avrebbero dovuto controllare il suo superiore generale e provinciale".

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