"Io non lo vedo il procuratore Zuccaro. Noi vorremmo collaborare con tutti. Tutti mi chiedono di questo procuratore, ma io non lo conosco e credo che lui non conosca né me né mio marito. Se bisogna fare un'indagine ben venga, ma non gli stillicidi mediatici, facciamoli nelle aule dei tribunali con le porte chiuse e con la segretezza...". Lo ha detto Regina Catrambone, fondatrice dell'Ong Moas, oggi a Catania, dopo lo sbarco di 394 migranti e del cadavere di un ragazzino trovato morto sul gommone ucciso da un colpo di arma da fuoco.
"Io mi domando come mai queste domande proprio in questo momento - ha aggiunto Catambrone - in cui stiamo sbarcando il corpo senza vita di un ragazzo che è morto per mano dei trafficanti veri. Noi non siamo trafficanti, noi siamo persone che non sono riuscite a restare indifferenti alle morti in mare. Dopo la terribile tragedia delle 368 persone morte al largo di Lampedusa abbiamo partecipato a Mare Nostrum rispondendo anche all'appello dell'Europa che chiedeva un intervento concreto per aiutare l'Italia. Risposta che non c'è stata da nessuno, tranne che dalla società civile e da alcuni singoli, come me e mio marito. Abbiamo sempre cooperato con tutti, con Frontex, con la marina militare italiana, e chiediamo rispetto per tutto il personale delle Ong e delle organizzazioni umanitarie che cooperano in mare".
La trasparenza sui conti
"Io non sono la persona che sta sul ponte, mi occupo di soccorsi, sono i tecnici, il capitano e l'ammiraglio, che hanno i contatti con la guardia costiera", ha aggiunto la Catrambone.
"I conti? Sono pronta a consegnarli alla Procura se ce lo chiede, purché poi restino riservati. Noi abbiamo anche un'etica nel raccogliere fondi e abbiamo accettato contributi soltanto da chi aveva dei requisiti da noi fissati con rigore. E finora tutti li hanno avuti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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