Tra Francesco e Ratzinger spunta Martin Lutero

Papa Francesco: "Credo che lui avesse buone intenzioni"

Tra Francesco e Ratzinger spunta Martin Lutero

Lutero 500 anni dopo è più vivo e attivo che mai. Il Papa domenica, sull'aereo che lo portava a Roma dall'Armenia, ha parlato del monaco agostiniano in termini assolutamente inediti per un Pontefice. Lo ha definito «una medicina» per la Chiesa, ne ha salvato le buone intenzioni di riformatore. Forse, se il frate agostiniano Martin Lutero avesse saputo che dopo 500 anni le sue maledizioni contro il papato, il sacerdozio e la messa avrebbero trovato una risposta benedicente e misericordiosa, si confermerebbe nell'idea di avere avuto ragione ad appendere le sue 95 tesi sulla porta della cattedrale di Wittenberg.

Dal sito ufficiale del Vaticano riportiamo le parole più importanti del Papa: «Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore. Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c'era corruzione nella Chiesa, c'era mondanità, c'era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato. Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato. Lui ha fatto una medicina per la Chiesa».

Tutti d'accordo sull'inchino di Francesco a Lutero? I luterani, che ormai nel mondo sono pochissimi, almeno quelli praticanti, ovviamente sì. Si preparano ad accogliere Bergoglio in Svezia a fine ottobre per i solenni festeggiamenti del gesto rivoluzionario del fondatore. Tra i cardinali e giù giù tra i preti e tra i fedeli cattolici prevale certo la fiducia nel Papa, nella sua spinta all'incontro a qualunque prezzo, ma qualche sgomento trapela anche molto in alto. «Lutero allora aveva ragione? La misericordia è giusta, ma guardando la verità, non la sua edulcorazione». Questa le osservazioni che eminenze reverendissime, senza dare pubblico scandalo, senza appendere luteranamente le loro tesi sulle porte delle cattedrali, rivolgono esplicitamente o implicitamente al Papa argentino, dinanzi agli equivoci da illanguidimento del dogma e delle verità rivelate che suscita il Pontefice quando parla a braccio. Il male resta male, anche quando diventa occasione di bene. Non cambia dialetticamente natura, come vorrebbe certo modernismo teologico di matrice hegelian-marxista.

Così viene letta come un autorevole invito a tenere conto di tutti i fattori, anche della semina dell'errore, sempre da condannare, e su cui non transigere, il saggio in onore di Benedetto XVI che oggi - festa di san Pietro e Paolo - sarà presentato alla presenza del Papa regnante e del Papa emerito. Lo ha scritto, dentro un volume a più voci edito da Cantagalli, il prefetto della Dottrina della fede, il cardinale Gerhard L. Müller. Vi rievoca la lotta del giovane prete Ratzinger contro la negazione luterana del sacerdozio. Un caso la scelta del tema?

Intanto qualcuno ricorda che Lutero ha predicato anche parole non proprio medicinali, di cui dovrebbero chiedere scusa (non pervenuta) i luterani: «Quando la messa sarà distrutta, penso che avremo rovesciato con essa tutto il papismo. Il papismo infatti poggia sulla messa come su una roccia, tutto intero con i suoi monasteri, vescovadi, collegi, altari, ministeri e dottrine, in una parola con tutta la sua pancia. Tutto ciò crollerà necessariamente, quando sarà crollata la loro messa sacrilega e abominevole».

Ancora: «Bisognerebbe arrestare il Papa, i cardinali e tutta la plebaglia che lo idolatra e lo santifica, arrestarli come bestemmiatori, e strappare loro la lingua fin dal fondo della gola e inchiodarli tutti in fila alla forca».

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