Donald Trump sminuisce la condanna a New York definendola una «piccola cosa» e si concentra sull'imminente inizio del secondo capitolo della sua presidenza, mentre uno dopo l'altro i Big Tech si allineano dietro il presidente eletto e colui che, di fatto, è diventato il suo principale consigliere, il patron di Tesla, SpaceX e X, Elon Musk. «Farò la mia piccola cosa domani. Possono divertirsi con il loro avversario politico», ha detto il tycoon alla vigilia della sentenza di venerdì mattina, rilanciando da un lato le accuse della caccia alle streghe motivata politicamente, ma allo stesso tempo sminuendo il caso. Nonostante si tratti della prima condanna penale di un presidente degli Stati Uniti, e nonostante anche lui non consideri la macchia indelebile sulla sua fedina penale davvero un aspetto insignificante, visto quanto strenuamente ha cercato di evitare la conferma dei 34 capi di imputazione per il pagamento all'ex pornostar Stormy Daniels, arrivando sino alla Corte Suprema, d'altra parte è riuscito a renderla tale agli occhi di parte degli americani. Ciò che una volta era una squalifica praticamente garantita per la presidenza, sottolinea il New York Times, è ora «solo un altro evento politico visto attraverso una lente partigiana».
In effetti, nessuno sembra scioccato dopo la condanna (senza alcuna pena) a New York: d'altronde gli elettori sapevano lo scorso autunno che Trump era stato dichiarato colpevole, ma molti di loro hanno deciso che si trattava di una decisione illegittima, o comunque non importante quanto altre questioni. E così lunedì prossimo gli Usa assisteranno al paradosso di un presidente che giurerà con la mano sulla Bibbia di «preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti», appena una settimana dopo essere stato condannato per aver violato la legge. «Ciò che è straordinario con Trump, è che agli elettori non importa che un presidente rispetti pubblicamente la legge e segua altre aspettative tradizionali della carica - ha affermato Jack Goldsmith, professore alla Harvard Law School ed ex vice ministro della Giustizia sotto il presidente George W. Bush - Lui ha rivoluzionato il modo in cui il pubblico pensa a questo incarico».
The Donald, intanto, si gode la sfilata dei capi del tech al suo cospetto: come ha sottolineato Msnbc, si sta costituendo attorno al presidente eletto un'oligarchia tecnologica. «Durante il mio primo mandato, tutti mi combattevano. In questo, tutti vogliono essere miei amici», ha commentato il tycoon il mese scorso. L'ultimo è il Ceo di Meta Mark Zuckerberg, che ha annunciato un importante mossa a lui favorevole con la rimozione del fact-checking, ufficialmente in nome della libertà di espressione. Ma altri big della Silicon Valley, le cui politiche sono state sempre considerate progressiste, hanno cercato di corteggiarlo: i Ceo di Meta, Apple, Amazon, Alphabet e OpenAI hanno promesso, tramite le loro aziende o di tasca propria, donazioni di 1 milione di dollari al fondo per la sua inaugurazione.
Poi c'è la vicenda di Ann Telnaes, che si occupa di satira politica al Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos.
La settimana scorsa ha disegnato una vignetta che prendeva in giro tutti i miliardari del tech che si prostravano davanti a Trump: la vicenda si è conclusa con la vignettista che ha lasciato il lavoro dopo che, a suo dire, il Wp si è rifiutato di pubblicarla.
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