Frecciarossa deragliato, uno dei passeggeri: "Pensavo di essere morto"

Il 21enne a bordo del treno: "Andava velocissimo e all'improvviso ho sentito un boato fortissimo. Siamo usciti dal treno attraverso un buco"

Frecciarossa deragliato, uno dei passeggeri: "Pensavo di essere morto"

È uscito dai binari intorno alle 5.30 di questa mattina. Il Frecciarossa, che viaggiava sulla linea dell'alta velocità Milano-Bologna, è deragliato vicino a Lodi, causando la morte di due persone e lasciandone ferite altre 30.

Dopo i soccorritori, ora sono al lavoro gli inquirenti, che stanno analizzando il luogo dell'incidente, per risalire alla dinamica del deragliamento e alle cause. La procura di Lodi, infatti, ha aperto un'inchiesta per disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime: nel mirino i lavori di manutenzione avvenuti nella notte, anche se il prefetto specifica che "associare una manutenzione all'evento tragico mi pare assolutamente prematuro".

Intanto, iniziano ad arrivare i racconti dei passeggeri che erano a bordo del Fracciarossa: "Credevo di essere morto. Sono musulmano, ho chiuso gli occhi e pregato", dice alla Libertà un giovane 21enne ricoverato al pronto soccorso dell'ospedale di Piacenza. E racconta: "Non riesco a descrivere quel che è accaduto, non me ne rendo ancora conto. Il treno andava velocissimo, forse a trecento chilometri all'ora. All'improvviso, poi, ho sentito una botta violenta. Un boato fortissimo. È inspiegabile". Infine, ricorda: "Ci siamo stretti forte la mano per evitare di cadere. Il vagone si è ribaltato e noi, in attesa dei soccorsi, siamo usciti attraverso un buco per metterci in salvo. Per un quarto d'ora, purtroppo, siamo rimasti bloccati a bordo".

Ai pendolari lombardi le immagini di questa mattina ricordano l'incidente di Pioltello, quando il 25 gennaio del 2018, un regionale delle ferrovie Trenord era uscito dai binari. A bordo c'erano circa 350 persone e di queste 3 avevano perso la vita, mentre 46 erano rimaste ferite. "Diciamolo pure, l'incidente di oggi è un altro colpo al cuore", scrivono su Facebook i pendolari, sostenendo di essere ritornati a "quel terribile giorno" del 2018.

"Fa male pensare che la tanto decantata sicurezza del sistema sembra avere tante, troppe falle. Fa male immedesimarsi in un inferno di lamiere". E infine esortano a migliorare la sicurezza, con investimenti importanti: "Non vogliamo morire in treno nel 2020 andando al lavoro o a scuola".

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